Meglio freddo che mai

Sia pure con qualche senso di colpa, vi confesso che la vicenda di Amstrong-Ferrari-doping-così fantutti-iciclistisonotuttidrogatitranneme, non riesce ad appassionarmi. Se anche ci fosse del marcio – e c'è non solo in Danimarca ma pure sull’uscio di casa – mi chiedo che senso ha questo improvviso (e perciò sospetto) sussulto di moralità a due ruote. La giustizia, per essere giusta, deve essere veloce, altrimenti è accanimento terapeutico. Quando arriva (se arriverà mai) con quindici anni di ritardo, che cosa ha diverso rispetto al pistolero che spara sul pianista?
Mah, meglio rivolgere l’attenzione altrove tanto più che noi, ciclisti della domenica, abbiamo ben poco da spartire con le miserie dopanti di tante cronache. Quando ci va bene, ci diamo dentro di Coca Cola che – un po’ perché frizza e un po’ perché è buona – ci sembra il massimo della trasgressione. Il tempo incerto, oltretutto, sta cominciando a farsi sentire. Siamo nella stagione in cui in salita si sta benissimo e in discesa fa un freddo boia. E non avendo l’ammiraglia che segue l’impresa domenicale, diventa un po’ complicato agghindarsi per l’uscita tra manicotti, giubbottini impermeabili, salvacollo e dintorni.
In questi fine settimana nei quali bisogna stare attenti ai ricci (vuoti) sulle strade, alle foglie morte che si infilano sulla catena e ai cacciatori che fanno il tiro a segno ai fagiani (quasi sempre, spero) l’importante è non fermarsi mai. Certo, quando si inforca la bici, si sale la rampa del garage e si fa subito a pugni con un bel 6-7 gradi, beh, la voglia rischia di passare. Ma non bisogna farsi condizionare: una manciata di pedalate e torna tutto al suo posto. Credo sia una sensazione comune ma l’idea di dedicarsi ad altro lasciando l’adorata Bianchi in garage è anche un problema pratico, una sorta di investimento sul futuro. Bastano tre settimane di stop, del resto, per trasformare il Colle Brianza in una sorta di Tourmalet. Meglio insistere, aspettando che torni l’estate. E se proprio arriveranno ghiaccio e neve – e arriveranno, accidenti a loro – c’è sempre il rullo. D'accordo, stare nel piazzale del garage con le cuffie dell’Mp3 in testa a pedalare rimanendo fermo è qualcosa che ci fa assomigliare terribilmente al Fracchia dei tempi che furono. Ma a noi resta la consolazione che lui, il Fracchia intendo, non sarebbe riuscito – a letargo concluso – neppure a scalare un cavalcavia.

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