Barista ucciso a Cucciago
Le ultime ore del pirata

Carmine Cirillo, l'uomo che ha travolto e ucciso il barista sulla strada provinciale, aveva trascorso una serata girando per locali. Gli ultimi due Campari con il gin al "Senso Unico", il locale dei tifosi del basket

CANTU' Due campari con il gin. Come dicono al bar, solo gli ultimi di una probabile serie, tracannata altrove. Prima che la notte diventasse un incubo. Prima che l'alba si facesse attendere a lungo, tra gli alberi dei boschi di Cucciago. Prima che il treno, da Cantù Asnago, stazione di Cantù-Cermenate, portasse a Milano Carmine Cirillo, il fuggitivo alla guida di un furgone rubato, abbandonato sul luogo dell'incidente mortale. Cirillo, a chi gli chiedeva quale fosse il suo lavoro, diceva di essere un cuoco. Nei minuti prima dell'incidente, aveva il gomito appoggiato sul bancone di un altro bar del paese, il Senso Unico. In una serata abbastanza affollata, trascorsa da cliente anonimo, per quanto può passare inosservato un forestiero o poco meno.
Maglietta bianca, stile molto informale, il volto, come altre volte, di un rosso acceso, almeno come lo ricordano al Senso Unico di via Spinada, dietro il palazzetto dello sport dove gioca la Pallacanestro Cantù. Quasi certamente, il Senso Unico è l'ultimo bar dove è passato Cirillo prima del disastro. Faticano a ricordare se ci fossero altre persone con lui. Forse un paio d'altri sì. Anzi. Forse no. Non si ricordano bene. Venerdì sera, ora di punta. I baristi non riescono a mettere a fuoco. Difficile, a loro detta, capire se ci fossero altre persone per una bevuta di compagnia. Forse confonde il viavai. Chi entra ed esce per fumare una sigaretta. Chi si alterna al bancone per le ordinazioni. Birre alla spina. Mojito. Cuba. La bevanda preferita di Cirillo: Campari Gin. Ricetta semplice. Metà bitter e metà superalcolico. Bevuto, spesso, in una o due sorsate al massimo. Le poche volte che entrava, Cirillo non chiedeva altro. Sempre Campari Gin. Non si sedeva mai. Fisso al bancone. Capitava che Cirillo passasse al bar alle undici di sera. Almeno, negli ultimi venti giorni. Un mese massimo. Prima, nessuno l'aveva mai visto. Non guidava soltanto un Renault Kangoo.

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