«Aveva un’energia contagiosa»
L’omaggio di Como a Mister Chicco

La cerimonia di intitolazione a Pietro Catelli della salita in fondo a viale Geno. Il ricordo degli amici e dei colleghi che lo hanno conosciuto. Il ricordo di un imprenditore d’altri tempi

L’omaggio della città a Pietro Catelli, fondatore della Chicco Artsana, è stata l’occasione per ricordare quei valori che erano il tratto distintivo dell’imprenditore comasco.

«Principi che sono diventati un patrimonio da tramandare alle nuove generazioni- ha detto commossa la figlia Francesca - per me più di un compito, un dovere». L’emozione trapela anche dalle parole del fratello Enrico «Mi intenerisce pensare che il marchio Chicco sia nato guardando me bambino, un orgoglio e una responsabilità allo stesso tempo». «La via che porta il nome di mio padre rende ancora più forte l’impegno a tener vivo il suo ricordo» aggiunge Michele, attuale presidente del gruppo Artsana.

L’occasione ha fornito non solo ai familiari, ma anche a numerosi amici e collaboratori di rivelare altri aneddoti. «Ho due immagini ben impresse nella memoria- racconta Giampiero Maiocchi- era appena finita la guerra e ogni mattina incrociavo Catelli che partiva in Vespa da Sant’ Agostino per andare a raccogliere ordini e Antonio Ratti con i disegni legati sul serbatoio del Guzzino». «Una persona di spessore , un punto di riferimento saldo quando dovevi sciogliere dubbi o riserve» dice Bianca Passera, che ha frequentato la casa di viale Geno quando era studentessa, compagna di studi di Michele.

«Non l’ho mai sentito perdersi in futili rimpianti anche nei momenti più difficili- sottolinea Ernesto Benedini, per molti anni consulente del cavaliere - aveva un’energia positiva contagiosa, fino all’ultimo non ha mai smesso di costruire e progettare. Arrivava da ogni viaggio con un’idea, come quella volta che entrò in ufficio con il primo passeggino dotato di ombrello, una novità vista a Londra e introdusse per primo in Italia». Un imprenditore di stampo antico. «Sono andato a trovarlo in Artsana subito dopo la nomina di presidente della Camera di Commercio - rivela Paolo De Santis- durante il tragitto dall’ascensore al suo studio si mise a spegnere tutte le luci rimaste accese negli uffici vuoti giustificandosi che “era uno spreco inutile”».

Anche quando divenne ricco e potente, Catelli continuò a mantenere le stesse abitudini, come quella di andare il sabato da quel certo macellaio a far la spesa o di bere il caffè nei soliti bar. «Era divertente vederlo dividere a metà la brioche con l’autista» ricorda Aram Manoukian. Non smise mai nemmeno di girare per le fabbriche e salutare ogni dipendente per nome. «Un’abitudine quasi ottocentesca che aveva anche mio padre e ormai si è persa» commenta Moritz Mantero. Altro tratto evidenziato dai presenti all’evento l’amore per la città natale. «Ci incontravamo per lavoro quasi ogni settimana- racconta infine Massimo Caspani- e la prima domanda era sempre : notaio cosa si dice di nuovo a Como?»n S.Bri.

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