’Ndrangheta e cocaina
Condanne pesanti

Per la prima volta da quando ha deciso di pentirsi, Luciano Nocera ottiene il riconoscimento anche formale di collaboratore di giustizia. Uno degli assassini di Ernesto Albanese, massacrato a coltellate a Guanzate un anno fa, è dunque anche formalmente (per la magistratura) considerato un collaboratore. Ieri mattina Nocera è stato condannato - in un procedimento che vedeva coinvolti altri 97 imputati - nell’ambito di una maxi inchiesta su un giro di cocaina gestita da personaggi legati ai clan, e nella sentenza ha ottenuto uno sconto di pena proprio in virtù della sua collaborazione. Quattro anni di carcere, la pena inflitta. Decisamente inferiore a quella degli altri imputati riconosciuti colpevoli dal giudice delle udienze preliminari di Como.

La vicenda processuale aveva visto coinvolto, tra gli indagati, anche lo stesso Ernesto Albanese. Ed è proprio nell’ambito di tensioni sorte tra Albanese - galoppino sullo spaccio di droga per conto di personaggi ben più importanti di lui, nella scala criminale - e il gruppo di Nocera che sono maturati i risentimenti sfociati nel brutale omicidio di Guanzate.

Tra le persone condannate compaiono anche i componenti della famiglia Muscatello di Mariano Comense. Il giudice ha condannato a 20 anni Giuseppe Muscatello e a 10 anni di carcere i figli di quest’ultimo Salvatore e Stjven Muscatello, nipoti di quel Salvatore già condannato come capo della locale di Mariano della ’ndrangheta.

Dieci anni di reclusione sono stati inflitti anche a Silvano Melillo, 55 anni di Fino Mornasco, chiamato a rispondere dell’occultamento del cadavere di Albanese. Sei anni di reclusione sono stati inflitti alla compagna di Melillo, Lorena D’Anna, residente a Turate.

Quindici anni di carcere sono stati invece inflitti a Diego Tripepi, residente a Gerenzano, un tentativo di pentimento sfumato proprio durante l’udienza preliminare dell’inchiesta conclusa ieri con la sua condanna.

Non sono mancate le assoluzioni come quello di Attilio Salerni, di Lomazzo, e di Daniela D’Orsi, 48 anni di Casnate, difesa dagli avvocati Vanessa Ragazzi e Katia Pichierri.

Assolto, infine, anche Alessandro Crisafulli, fratello dello “storico” boss Biagio Crisafulli, mentre il pubblico ministero aveva chiesto per lui 20 anni. Altri cinquanta imputati sono stati invece rinviati a giudizio.

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