Sanità, il risiko
di primari e dirigenti

Pdl e Lega si spartiscono le cariche operative

Il caso di sanitari e manager impegnati direttamente in politica

Funziona così. La politica sceglie i direttori generali delle aziende ospedaliere. I direttori scelgono i primari. Quindi, di fatto, la politica sceglie anche i primari.

Il meccanismo, nel dettaglio. La Regione pesca il direttore generale da un albo. Poi, quando si tratta di indicare un nuovo primario, l’ospedale fa un concorso. Ne esce una graduatoria di «idonei». Ma la scelta tra i nomi in lista spetta comunque al manager. E, sempre più spesso, a fare la differenza è l’appartenenza politica. Dipende dallo schieramento. Non significa, sia chiaro, che le competenze non vengano prese in considerazione. Né vuol dire che i primari siano impreparati, tutt’altro. Resta, pero, e questo è certo, la tendenza a guardare - tra i requisiti - anche la vicinanza a questo o a quel partito.

Episodi sempre più frequenti

Non è un mistero, per esempio, che per il posto da direttore dell’unità di Pneumologia si sia scatenata ultimamente una battaglia tra Anna Maspero (candidata per la Lega alle ultime comunali in città) e Antonio Paddeu (oggi direttore a Mariano). Entrambi in cerca di appoggi politici.

Ma il passato - recente e non solo - del Sant’Anna è pieno di nomine condizionate o imposte dai partiti. Le primarie dei primari, per dirla con una battuta. Il varesino Roberto Caronno, primario di Chirurgia vascolare, ostenta la sua vicinanza alla Lega anche in ospedale. Ed è stato candidato sindaco per il Carroccio a Induno Olona.

D’altra parte, non è un mistero, lo stesso direttore generale Marco Onofri è un leghista convinto. Tanto da presentarsi qualche tempo fa (si veda la foto in questa pagina) a un incontro con tutti i leader della Lega, in città. Non solo: Onofri, schierato in prima fila con tutto lo stato maggiore del partito comasco, si alzò in piedi quando partirono le note del “Va’ Pensiero”, cosa che non fecero invece i vertici delle forze di polizia, seduti al suo fianco. E poi poche settimane fa, quando il governatore Roberto Maroni arrivò a Como per siglare l’accordo sulle paratie - tema che di certo non tocca il manager di un ospedale - spuntò Onofri, nella sala del consiglio comunale, in mezzo ai giornalisti e agli amministratori locali. Appena arrivato al Sant’Anna, d’altro canto, ai giornalisti Onofri aveva confermato la sua vicinanza al partito di Bossi e Maroni.

Tutti parlano (fuori microfono)

Altri esempi di primari molto vicini alla politica, in questo caso al Pdl: Domenico Pellegrino (Geriatria) e Carlo Campana (Cardiologia). Ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo.

In ospedale si raccontano decine di episodi, anche se nessuno viola la consegna del silenzio. Lesa maestà, non si può dire una sola parola che metta in cattiva luce l’azienda a microfoni accesi (di recente ha mosso qualche critica il cappellano del Sant’Anna, per esempio, ed è venuto fuori un putiferio, con tanto di telefonata di fuoco dello stesso Onofri al sacerdote, seguita dalle scuse). Un paio di vicende meritano di essere riferite, pur senza nomi. Alcuni anni fa venne nominato un primario vicino al centrosinistra e la reazione da più parti fu di totale sconcerto e smarrimento. Ma come? Hanno scelto proprio lui? Stando ai ben informati, quella scelta è poi rimasta un’eccezione. Per il resto, si va avanti con i posti assegnati a chi simpatizza per Pdl e Lega. Due partiti, a volte, addirittura in concorrenza tra loro. E qui si innesta un secondo episodio, sempre relativo al Sant’Anna: un candidato al posto di primario raccontò che i commissari gli dissero di averlo visto leggere il quotidiano “La Padania”. Scuotevano la testa, come a dire: non ci siamo, quel posto spetta a un altro partito. Non che all’Asl le cose vadano in modo molto diverso, anche lì ci sono ruoli interessanti in palio. E l’attuale direttore generale, Roberto Bollina, non ha mai nascosto la sua vicinanza al Pdl.

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