Strafalcioni
del Comune
sulle foto della città

Chiese e progettisti scambiati

Sul sito web di Palazzo Cernezzi

numerose didascalie sbagliate

Il marketing è immagine, ancora più in quello turistico. Eppure, spesso l’immagine che Como dà al potenziale visitatore è vecchia, sciatta e, ancor peggio, zeppa di errori. Abbiamo riferito dei cartelli in inglese e tedesco maccheronico in un parcheggio privato. Ma anche il pubblico fa la sua parte.

Basta entrare sul sito ufficiale del Comune, www.comune.como.it, cliccare sulla sezione “Vivi la città” e, qui, su “fotografie”. A quel punto compare una galleria fotografica “Fotografie della città”, che consta di 166 immagini di Como. Scorretela. Tranne qualche eccezione, la qualità delle immagini è scadente, molte sono sfuocate, come se il creatore della galleria avesse attinto da una vecchia scatola di foto anni Settanta, le avesse digitalizzate con il pioniere degli scanner e le avesse caricate sul sito random, a caso.

Il criterio di consultazione è l’ordine alfabetico, ma spesso le didascalie non lo seguono, per cui la stessa chiesa la si può trovare prima sotto “basilica” poi sotto “chiesa” e poi “san”. Peccatucci veniali, se non fosse che passando di foto in foto, in taluni casi rabbrividendo (quando ci si imbatte in Piazza Volta o sui monumenti del Razionalismo, per esempio), si scoprono anche degli errori. Alla foto 4 lo (sfuocatissimo) vescovado viene promosso nella didascalia ad “arcivescovado”.

Ma l’arcivescovo a Como non c’è. Alla foto 17 si legge “Basilica di San Fedele, timpano”, ma il portale con Madonna e Santi è quello della chiesa di Sant’Agostino. Alla foto 22 troviamo “Basilica di Sant’Abbondio-altare”, ma l’altare è inequivocabilmente quello di San Fedele. L’immagine 84 è una doppia perla. La prima sta nella didascalia: “Duomo-particolare del portone”, come se la Cattedrale avesse un portone e, perché no, citofono, portineria e doppio box.

La seconda perla sta che la foto non è del portale del Duomo ma di quello (peraltro celebre) di San Fedele, il portale dirimpetto al portone (quello sì) del municipio. Ma il didascalista errante non zoppica soltanto sul romanico: quando si avventura nel Razionalismo (immagine 97) riesce infatti ad attribuire al Terragni anche la sede della Canottieri Lario progettata da Gianni Mantero..

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