«Cambiare è necessario. La sfida delle imprese è essere generative»

Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como, tira le somme dei quattro anni del suo mandato al vertice dell’associazione

C’è una chiave di lettura, un filo che tiene insieme i quattro anni di lavoro alla presidenza di Confindustria Como ora che siamo alla vigilia del passaggio del testimone (lunedì ci sarà l’elezione di Gianluca Brenna). «Una storia - dice Aram Manoukian - iniziata dalla necessità diffusa tra gli imprenditori associati di avere nell’associazione un interlocutore autorevole, credibile e, quale corpo intermedio, capace di fare rappresentanza nel contesto di un mondo in rapido cambiamento. Una necessità simbolicamente ancora più avvertita nel 2019, l’anno in cui abbiamo celebrato il nostro centenario».

Qual è il principio che ha informato il suo mandato?

Abbiamo cercato, sempre, di coltivare, accanto al “fare”, la dimensione dell’essere, ovvero l’importanza di affrontare il lavoro in associazione con obiettivi di prospettiva, preoccupandoci sempre di operare per il futuro, per il dopo di noi. Tutto il nostro impegno in questi quattro anni di mandato non a caso si è speso intorno al tema della durabilità, della continuità delle nostre aziende avendo quattro grandi punti di riferimento: visione comune, collaborazione, anima e fiducia. C’è un’espressione che mi pare sia una sintesi adeguata di questa modalità di lavoro. Ed è “essere generativi”.

A cosa si riferisce?

Per essere generativi, prima del fare bisogna focalizzarsi sulll’essere, ovvero sul senso di ciò che si fa. Si è generativi quando si fanno cose giuste ed importanti non solo per sé, ma anche per la community; quando si crea valore per tutti gli stakeholders; quando si lavora pensando non soltanto al proprio interesse. È così anche nelle imprese: si parte magari dal desiderio di soddisfare il bisogno di un cliente, ma è fondamentale accendere e dare un significato nel tempo al lavoro quotidiano attraverso obiettivi di lungo periodo.

È un po’ il messaggio che ha trasmesso ai Giovani di Confindustria nell’assemblea della scorsa settimana...

A loro ho detto di avere fatto cose che avevano sempre a che fare con il presente, ma anche con il “dopo”, il futuro. E ancora ho fatto loro una raccomandazione: “Non guardatevi, con la vostra energia e lo sguardo luminoso, per abbagliarvi in modo competitivo, ma guardate tutti nella stessa direzione per illuminare l’orizzonte e gli obiettivi comuni”. Abbiamo bisogno dei giovani, i sessantenni come me hanno un bagaglio di esperienze più vasto ma, al contrario dei ragazzi, non hanno tempo ed energie per fare.

Generativo è sinonimo di sostenibile?

Per come la vedo io è un passo oltre, un di più. La sostenibilità ci porta ad adeguarci a un insieme di regole, essere generativi significa aggiungere valore a questo percorso domandandosi innanzi tutto quale sia il senso del proprio agire. È per questo che, parlando di impresa, mi piace più usare la parola sviluppo anziché crescita: quest’ultima enfatizza la dimensione quantitativa dei risultati raggiunti, mentre sviluppo abbraccia un ventaglio più ampio di fattori, alcuni dei quali immateriali, e si misura su una dimensione più strategica. Ecco è lì che si decide la partita. Certo, non è semplice essere generativi: bisogna unire le forze, studiare, essere seri, saper decidere, avere a cuore il bene comune.

E questo dover essere come si traduce a livello associativo?

L’associazione non deve soddisfare solo i bisogni attraverso i servizi erogati, ma essere anche guida, faro, elemento di richiamo. Un ruolo prezioso soprattutto nel caso di piccole realtà aziendali quali sono le nostre a fronte di cambiamenti globali dell’economia. Nascono da questa convinzione di fondo i progetti sulla sostenibilità, sull’education, il master, le alleanze intese come una collaborazione larga. Ed è un lavoro che non finisce qui. Il senso del percorso di questi quattro anni non si esaurisce ora, ma proseguirà attraverso il lavoro di chi prenderà il mio posto. Al futuro presidente e alla sua squadra i miei migliori auguri di buon lavoro.

La parola alleanza riporta al percorso avviato con la territoriale Lecco-Sondrio. Una relazione riallacciata dopo lo strappo di due anni fa.

Tutto si è risolto come era naturale che fosse. Non ho l’ossessione del notaio e ha una importanza molto relativa il fatto che non ci sia stata ancora una fusione, la vera questione è sempre stata verificare quanto utile e proficua potesse essere la collaborazione. In questo caso parlare di “alleanze” non è certo frutto di ambizione, piuttosto deriva dalla convinzione che allargare gli orizzonti, soprattutto ora, possa servire alle imprese ampliando il campo del confronto. Questo mandato è servito a “dissodare il terreno”, ad avviare lo scambio di conoscenze, ad alimentare quelle visioni comuni che possono alimentare il nostro lavoro. L’area lariana è un naturale bacino di riferimento e in questo caso sì la quantità è importante perché stiamo parlando di oltre mille aziende coinvolte.

Quanto ha inciso il biennio della pandemia sul mandato?

Ovviamente molti dei progetti hanno subito un rallentamento, va detto però che durante quel periodo si è avvertito in modo particolare il valore dell’associazione. In fondo la stessa esperienza della pandemia ci ha fatto capire quanto i punti di riferimento che avevamo fissato - visione, anima, spirito di collaborazione, fiducia - fossero utili e attuali. Unire le forze, mettere in comune le conoscenze sono stati fattori determinanti in una fase inaspettata e complessa.

Spesso ha insistito sulla necessità di rafforzare il nostro tessuto di imprese rispetto a un contesto sempre più incerto e imprevedibile. Ritiene che i suoi colleghi imprenditori abbiano compreso il suo messaggio?

Fare impresa è sempre più complesso in un mercato globale in rapido cambiamento. Ci sono molte aziende che si stanno attrezzando da tempo per affrontare questo nuovo mondo; altre che magari più focalizzate sul giorno per giorno, non percepiscono ancora l’urgenza di cambiare mentalità. Prendiamo ad esempio la sostenibilità: le normative ai vari livelli obbligheranno le aziende a mettere in discussione ciò che hanno sempre fatto nel passato, e noi come associazione ci siamo sentiti la responsabilità di richiamare tutti sull’importanza di ciò che sta avvenendo. Ci hanno ascoltati? In buona parte sì, mi conforta l’esito di un sondaggio tra gli associati, proprio sulla sostenibilità, da cui risulta che oltre la metà delle imprese si è già orientata in questa direzione attivando gli strumenti necessari. In ogni caso, non bisogna mollare, credo che su alcune partite strategiche sia pericoloso rimandare, chi lo fa rischia di venire travolto dal cambiamento.

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