Como via da Expo
«Occasione persa
Colpa del governo»

Le reazioni, tra le associazioni di categoria e i sindacati, sono diverse. Per tutti, lo stand al Padiglione Italia, nel cuore dell’Expo 2015 di Milano, comune alle Camere di Commercio di Como, Lecco e Sondrio, era un appuntamento fondamentale. Su cui qualcuno si impunta ancora. Altri, invece, non lo vedono come un obbligo, grazie alla ricaduta che si immagina comunque abbondante per il turismo e le aziende di Como, baciata dalla promozione vista lago nel mondo ormai da cartolina. Qualcuno spara anche sul Governo, capace ormai da qualche anno soltanto di tagliare. E di mandare all’aria anche le vetrine.

Un’occasione perduta

«Quella del padiglione era un’occasione per entrare nel cuore della manifestazione - dice Marco Galimberti, presidente di Confartigianato Como - per portare tutto quello che è la nostra provincia all’interno dell’Expo. Era un investimento importante in una manifestazione importante. Un’occasione. Oggi, di fronte a questo taglio che ci è caduto dal cielo, diventa difficile investire quei soldi per il 2015. Bisogna ragionare su cosa proporre. Ma credo che il territorio si debba comunque preparare a ricevere i visitatori di Expo: Como è tra le mete più ambite di chi verrà a visitare. Il territorio si troverà strumenti diversi in momenti diversi. Ma sicuramente le aziende sono abituate ad affrontare le situazioni mettendosi in pista abbastanza in fretta».

«Ci dispiace che tutto, come ci dicono, sia saltato - l’esordio di Enrico Benati, presidente di Cna Como - ma purtroppo è il frutto della riduzione delle entrate alle Camere di Commercio. Se salta una percentuale superiore al 50% della restituzione del diritto camerale, è logico che poi per il prossimo anno non ci siano fondi per gli investimenti: il 46% delle entrate servono per pagare il personale. Peccato perché lo stand era una bella opportunità. Il fatto che le Camere di Commercio si siano messe insieme con i fondi per un’iniziativa comune è una cosa interessante. Una sinergia del futuro. Spiace, perché era una bella opportunità. Vediamo: c’è da mettere a punto bene Brianza Experience, la Via del Fare tra Cantù e Lissone. In genere, servono fondi per la promozione».

«Io credo che sarebbe un’opportunità persa - pensa Alessandro Tarpini, segretario Cgil Como - quindi sarebbe un peccato. Anche perché, non dimentichiamo, Como è una provincia con un manifatturiero importante e una potentissima vocazione all’export. Credo che sarebbe uno scenario problematico, sbagliato. Credo che tutti i soggetti coinvolti dovrebbero fare tutto il possibile per cercare di trovare delle soluzioni. Per permettere di realizzare il progetto dello stand. Se non ci fosse le condizioni, si potrebbero immaginare soluzioni di ripiego. Ma da un punto di vista finanziario, bisogna lavorare tutti insieme per far si che il progetto si realizzi».

Il governo ci ignora?

«Sono colpito per due ragioni - afferma Gerardo Larghi, segretario Cisl Como - la prima per il rischio legato al turismo. La seconda perché dimostra come questo Paese stia parlando molto e a vanvera di questioni formali. Non c’è da parte di questo governo un’attenzione vera ai fondamenti dell’economia e del sistema industriale. Mi sembrano incompetenti nell’affrontare un sistema economico. Si riempiono la bocca di parole come novità e gioventù e poi bloccano gli investimenti. È il sintomo di una miopia legata a una non conoscenza dei dossier. Quando servirebbe l’intelligenza di leggere la realtà. Voglio sperare che ci sia sufficiente intelligenza per cambiare questa scelta sullo stand. Di buon senso e estremamente utile. Il fatto che ci costringono a non farlo dimostra quanto poco conti Como a livello nazionale e di quanto il nazionale abbia poca idea di Como».

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