Coronavirus in Ticino
Frontalieri, incubo code
«Fermare i permessi»

I lavoratori italiani costretti a sopportare gravi disagi per raggiungere il posto di lavoro. E ora la Lega dei ticinesi minaccia: «Prima i nostri disoccupati»

La Svizzera ha perso 500 milioni di franchi al giorno (meno 25% di produzione) durante le sei settimane di lockdown. Un dato impressionante che dà la dimensione di quanto l’emergenza Coronavirus abbia allungato i suoi tentacoli anche sulla Confederazione e sul Canton Ticino, dove si è registrata l’ennesima mattinata di passione per i frontalieri comaschi diretti al lavoro.

D’accordo la mancanza di personale per presidiare tutti i valichi, ma la chiusura prolungata e inspiegabile - alla luce anche dei volumi di traffico - delle dogane di Maslianico e della Valmara ha portato in dote un lunedì di caos viabilistico, con tempi di percorrenza - per varcare il confine - pari anche a 15 minuti al chilometro. E così già alle 6 a Chiasso strada la coda si allungava sino a quasi tutta la via Bellinzona, mentre sull’altro fronte quello della dogana di Brogeda il serpentone dei frontalieri ha man mano occupato anche via Bellinzona. Una situazione surreale quella vissuta da migliaia di nostri lavoratori, che hanno impiegato anche due ore (contro gli abituali 40 minuti) per raggiungere il Ticino. Non è andata meglio a chi ha raggiunto Lugano da Gandria. Di fatto, da un certo punto in poi, si è andati a passo d’uomo da Cima di Porlezza al valico di confine, il che significa più di 5 chilometri. E le foto postate dai frontalieri in coda hanno certificato questa situazione, destinata a proseguire sino a venerdì, considerato che da lunedì - con la riapertura in Ticino di bar e ristoranti - i valichi di Pizzamiglio Maslianico e della Valmara dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) riaprire i battenti. In particolare, è stata segnalata la capillarità dei controlli sul versante ticinese: senza permesso “G” in bella mostra sul cruscotto, niente ingresso rapido in Ticino e tempi d’attesa che si sono così dilatati. Questa settimana rappresenterà un banco di prova importante per il Ticino e la Svizzera, in vista del via alla “fase tre” programmata per lunedì. «I casi sono in diminuzione. Stiamo lavorando su un allentamento delle restrizioni per la popolazione anziana», ha confermato ieri Berna. Ad oggi gli aiuti alle imprese si sono attestati a 15 miliardi di franchi. «É importante che l’economia torni a girare», hanno aggiunto dal Governo federale. Il Consiglio nazionale - la Camera bassa del Parlamento svizzero - si è impegnato a votare i 55 miliardi di aiuti all’economia. E puntuali sono arrivate anche le polemiche in chiave anti frontalieri. All’attacco sono andati i due consiglieri nazionali ticinesi Piero Marchesi (Udc) e Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi). Il primo ha chiesto un impegno al Consiglio federale «per rendere il sistema sanitario svizzero indipendente dalla manodopera straniera».

Tutto questo mentre il ministro ticinese Ignazio Cassis ha avuto modo più volte di elogiare il personale sanitario d’oltreconfine impiegato in Ticino e in Svizzera. Da Lorenzo Quadri è arrivata la richiesta di una moratoria, in Canton Ticino, sui permessi “B” e “G”, questo per consentire ai disoccupati ticinesi di rientrare al lavoro. Infine una curiosità: in Lussemburgo saranno sottoposti al tampone i 200 mila frontalieri che ogni giorno varcano il confine.

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