Il “miracolo” Saati
Tecnologia, lavoro
e fatturato record

Appiano GentileUn incredibile open day per le famiglie tra reparti e stabilimenti, per raccontare il boom di un’azienda che punta a un giro d’affari da 250 milioni

«Vedi questo filtro? Lo fa il tuo papà».Occhi spalancati dei bambini, curiosità dei ragazzini e soddisfazione di mogli e mariti che possono toccare con mano quanto i loro familiari realizzano ogni giorno in Saati. Un’azienda che ha saputo cambiare, innovare e oggi dà lavoro a 900 persone (metà in Italia) e tra il 2008 e il 2018 è passata da un giro di affari di 100 milioni a 162. Con il sogno di compiere un salto ancora: 250 nel 2025. E ieri ha aperto le sue porte. Toccare con mano, l’espressione usata a più riprese Antoine Mangogna, l’amministratore delegato di Saati dando il benvenuto alle famiglie. Prima di tuffarsi nell’organizzatissimo tour, con tanto di navette, tra reparti e stabilimenti, il colpo d’occhio a un tabellone che racconta come l’azienda sia dappertutto. I più famosi attori silenziosi del pianeta: il primo aggettivo perché si è ovunque appunto, il secondo perché si è nascosti. Ecco allora che sfilano i settori che devono dire grazie alla creatività di Saati, fondata nel 1935 e lanciata con grinta nel futuro.

Una grande famiglia

I filtri negli smartphone, ma anche quelli nelle lavastoviglie o negli aerei. Il mondo biomedicale e quello farmaceutico passano da qui, e anche i giubbotti antiproiettile. Ancora, la stampa dei pannelli solari, o degli imballi, o della carta credito: sempre più minuscoli, e preziosi, così sono i prodotti che escono da qui. Quando si torna a casa da una giornata impegnativa, si può pensare che sia meglio non portare il lavoro come argomento tra le pareti domestiche. Ma capire come ciò che fanno papà e mamma incidono (migliorano) la vita ogni giorno, può essere prezioso. Per questo si è deciso di lanciare un giorno di porte aperte.

Prima di partire con i pulmini, le famiglie hanno potuto ascoltare il videomessaggio del presidente Alberto Novarese. Che ha ricordato come l’azienda sia stata fondata dal nonno. «Siamo una grande famiglia – ha ricordato – non solo perché Saati appartiene alla famiglia, ma perché qui hanno lavorato diverse generazione di persone».

«Devi andare fiero di tuo padre» è stato detto a molti ragazzi, che hanno spalancato gli occhi sulla varietà dei prodotti realizzati qui.

L’amministratore delegato Antoine Mangogna ha ribadito i concetti di quest’azienda, che non solo ha un fatturato in crescendo ma ha un modello organizzativo capace di riscuotere il plauso dei sindacati. Come i gruppi di lavoro creati per far uscire le proposte dei dipendenti, che hanno dato vita alle prime iniziative come lo smart working - ancora in forma volontaria e sperimentale – o “Saati talks”, una comunicazione capillare a disposizione di tutti.

Certo, solitamente i numeri fanno presa e questa “multinazionale tascabile” – come è stata definita – li mostra tutti. Oltre al fatturato e ai dipendenti, si citano le 150 missioni nel 2018-19 per favorire la crescita delle filiali estere. Settanta milioni investiti in 11 anni. C’è un numero, nel cuore del prodotto, che colpisce: «Tessiamo filati quattro volte più sottili di un capello. Confezioniamo che salvano vite umane. E molto altro».

La fortezza del domani

Condividere visioni, missioni, valori: questo è stato l’obiettivo di ieri, ha detto Mangogna. Qual è la visione? «L’ottimizzazione del presente per poter costruire il futuro, questa è la nostra visione, chiara per chi lavora in questa realtà».

Mettere le basi per la fortezza del domani. E qual è? Lo svela l’amministratore delegato: ai tessuti affiancare le membrane, che permettono di filtrare l’infinitesimamente piccolo. Sono attività complementari, ma cambia la maniera in cui si pensa, produce, distribuisce.

Ma molto si è battuto sui valori. Lo spirito di squadra, a cui si tiene tantissimo, la creatività, la capacità di mettersi in discussione e migliorarsi sempre. In un business dove il piccolissimo è il protagonista, la precisione è fondamentale. Come la flessibilità.

Le famiglie ascoltano, scrutano il tabellone, si confrontano. Poi salgono sul bus, ancora più motivati a vedere cosa esce dai reparti.

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