La bicicletta d’acqua tutta made in Como. Corrono le vendite, anche sui mercati esteri

L’iniziativa Per la waterbike di Daniele Capra di Laglio ordini anche dall’estero, dal Brasile alle Seychelles. «Su qualità, resistenza e design siamo i migliori»

La waterbike made in Como, che al momento non ha uguali al mondo, nasce dall’idea vincente di un appassionato di sport residente a Laglio.

Daniele Capra, 55 anni, è stato per 15 anni ciclista e per 20 canottiere. È un geometra e fino a tre anni fa aveva una piccola attività legata all’edilizia con vendita di piastrelle e ristrutturazione bagni. Nel 2017 ha provato una waterbike comprata in Brasile e se n’è innamorato, così ha preso la licenza per venderle in Italia. L’attività funzionava, ma i prodotti, secondo Daniele, erano di qualità scadente e spesso soggetti a guasti. Così ha contattato alcune aziende meccaniche nell’area tra Como e Milano per capire se fosse possibile ri progettare queste biciclette d’acqua e renderle più efficienti.

La svolta

«Le waterbike che prendevo dal Brasile avevano una meccanica cinese da prezzo e si rompevano i componenti. Per fare un prodotto efficiente ci vogliono persone qualificate a partire dalla progettazione, e qui nella nostra zona abbiamo un settore della meccanica di precisione molto avanzato. Dopo pochi mesi dall’acquisto della licenza ho deciso di produrle da solo e di farle migliori».

Il risultato è la waterbike ideata a Como e interamente realizzata in Lombardia. Daniele Capra commissiona tutti i componenti ad aziende lombarde e li assembla personalmente. A Laglio, in via Regina Nuova 62, se ne possono vedere esposti alcuni modelli. «Il mio mercato è mondiale ed è principalmente legato al mare. Lavoro già con Brasile, Costarica, adesso anche il Qatar: me le hanno ordinate due mesi prima dei mondiali per i villaggi al mare dove soggiornavano i giocatori. Ne ho vendute anche in diverse parti dell’Italia, soprattutto al Sud e in Sardegna. Solo qualcuna invece sui nostri laghi».

Nelle vicinanze sono presenti sul lago di Como a Laglio, Dongo e Menaggio, sul Maggiore a Dormelletto e Angera. Lo scorso 2 luglio Capra è stato invitato dalla Regione all’evento per il recupero della balneabilità del lago di Varese. «Sono stato invitato da diverse amministrazioni pubbliche italiane, come Pisa o Mantova, per inserire le waterbike in progetti di valorizzazione turistica. A Como è più difficile, non ci sono spazi a lago idonei e mancano le spiagge. Ce ne sono tante anche al mare in Italia, ma il grosso del lavoro arriva dalle località sull’oceano. Siamo andati a promuoverle in tanti paesi, le Seychelles, le Canarie, e siamo già presenti in altri, come Abu Dhabi e le Maldive».

I privati

Poi ci sono i privati. Se ne vendono soprattutto a chi ha la casa su un lago, anche se - assicura l’ideatore - non è complesso trasportarla: circa la stessa incombenza di smontare e rimontare la ruota anteriore di una bici da corsa trasportata nel bagagliaio. Come per una normale bici, in base al modello dell’auto ce ne possono stare una o due.

Dopo un paio d’anni nel curioso mercato delle waterbike, Daniele Capra ha deciso di chiudere l’attività edile e di concentrarsi esclusivamente alla sua ideazione. «La concorrenza estera non può competere con noi per qualità, resistenza, design. Il negozio a Laglio serve principalmente per l’esposizione, perché i clienti mi raggiungono online dai social e dal sito, oppure con il passaparola. Non ho più le domeniche ma non ho neanche l’ansia di aprire il lunedì, e soprattutto faccio un lavoro bellissimo».

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