Cantù: il prezioso
regalo del tempo
cantù: il prezioso
regalo del tempo

Nei momenti più difficili servono segnali di speranza. Lo è ciò che è avvenuto a Cantù dove 47 cittadini hanno dato la propria disponibilità a diventare volontari civici, amici della città e dei canturini.

Indosseranno una divisa ma al solo scopo di rendersi riconoscibili nei luoghi pubblici, di agevolare la comunicazione con i passanti. Organizzati dal Comune che ha saggiamente deciso di “istituzionalizzare” ciò che per molte di queste persone è già pratica quotidiana, i volontari segnaleranno all’amministrazione ciò che non va e, quando è possibile, vi porranno rimedio in prima persona. Si tratta di servizio utile perché con i tempi che corrono i Comuni non hanno più nemmeno le risorse per garantire il livello minimo dei servizi ai cittadini. Bene quindi che queste persone siano utilizzate nel migliore dei modi, dove serve veramente, non certo “a scopare dove già è pulito” come recita un vecchio adagio canturino e brianzolo. O almeno questo è l’auspicio che se ne può trarre per l’immediato futuro.

Ma, soprattutto, un servizio, quello dei volontari civici, che testimonia, una volta di più, quanto il valore del dono sia presente nelle nostre comunità e quanto sia da sfatare quel pregiudizio duro a morire che dipinge la nostra gente come egoista, eccessivamente presa dal lavorare solo per far soldi.

Anche la Brianza e in generale la provincia di Como stanno pagando un tributo molto pesante alla crisi economica ma se ancora il nostro tessuto sociale è ferito ma non irreparabilmente lacerato, ciò si deve anche al radicamento del volontariato che è realtà strutturata di gruppi e associazioni ma è anche scelta, spesso silenziosa, del singolo ora a favore dei meno fortunati, ora nel campo sportivo o culturale, ora per la propria città.

Pensiamo ai duecento volontari della mensa del povero, dimostrazione vivente che la Cantù che immaginiamo è spesso una realtà poco conosciuta o sommersa. Non si spiegherebbe altrimenti la serie numerosa di associazioni che raccolgono molti cittadini. E non si tratta di gente pagata, ma di persone che hanno deciso di dedicare parte della loro vita al prossimo. Questo avviene soprattutto nelle parrocchie o negli oratori, ma molto spesso nelle associazioni laiche. L’associazione “Incontri” che gestisce la mensa di solidarietà è per l’appunto non confessionale.

La nostra provincia è ricca di eroi che hanno deciso di donare totalmente sé al prossimo ma quelli sono modelli, preziosi e allo stesso tempo rari.

La forza dei nostri territori è l’esercito di persone comuni che, come fosse la cosa più naturale, dimostrano nei gesti quotidiani un’attenzione alla comunità che fa la differenza. Si tratta di una ricchezza speciale a cui non diamo il giusto peso perché ci appare circostanza scontata. Bene, non è così. Ora, lasciamo perdere i luoghi comuni, ma certo sorprende il confronto con altre realtà del nostro Paese dove la cura del bene comune è ridotta a zero e dove parte di ciò che qui fa il volontariato passa attraverso i cosiddetti lavori socialmente utili. Insomma ciò che qui è un mettersi in gioco della società civile, là è una forma di assistenzialismo.

Il senso civico delle nostre comunità è elemento di forza che merita di essere sottolineato e di cui è giusto andare fieri perché da esso, solo da esso, può passare il riscatto civile e morale del nostro Paese.

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