Como chiuda
quella ferita

Como è la città di Volta. Non un annunciatore, ma un grande fisico, che sapeva il fatto suo anche nel campo delle invenzioni, della tecnica, visto che la pila è un’applicazione tecnologica. Chissà se avrebbe gradito come un altro celebre “Don Lisander” la ferita del cantiere sul lungolago cittadino.

Ora, anche in virtù di un tale predecessore, alla politica dell’annuncio devono seguire le azioni concrete. Per il sindaco Mario Lucini, eletto soprattutto perché chiamato dai comaschi a risolvere il problema dei problemi lasciato sul campo dalla giunta di centrodestra, il tempo è scaduto e ora che è arrivato anche l’ultimo via libera dalla giunta regionale, il cantiere deve riaprire in tempi brevi, brevissimi. Il primo cittadino ipotizza, da qualche mese, il mese di gennaio. Bene, ora si fissi un crono programma di ferro e si dia modo ai cittadini di verificare passo dopo passo il procedere dei lavori.

Di certo questa vicenda, al di là della figuraccia mondiale per il muro segnalato a “La Provincia” dal signor Innocente Proverbio, ci è costata un occhio.

La revisione dell’ultima variante ha fatto aumentare i costi di circa 1,8 milioni. Così, tanto per gradire la spesa prevista per il progetto è passata dagli 11 milioni di euro stabiliti al momento dell’avvio dei lavori nel 2008, alle cifre attuali che veleggiano verso i 33 milioni di euro.

Qui ciò che ora va accuratamente evitato è il rimpallo delle responsabilità nella gestione economica del progetto: la Regione, è notizia di oggi si farà carico anche delle ultime spese. Ora al Comune resta da superare due ultimi ostacoli. Uno - quello della conferenza dei servizi di martedì - sembra quasi una formalità. L’altro invece è di sicuro più problematico. Il riferimento è alla questione dei chiarimenti con Saicam, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto dell’opera. Si tratta di un ostacolo non da poco e del resto con la stessa azienda il Comune prima o poi dovrà venire a patti anche per l’infinito fermo lavori che si trascina dal 2012, da prima cioè delle elezioni amministrative. Per procedere velocemente del resto occorre anzitutto evitare conflitti con le aziende che hanno i cantieri aperti. Altrimenti di controversia in controversia i tempi di realizzazione rischiano di dilatarsi ulteriormente.

Un noto giornale economico italiano “Il Sole 24Ore”, si è occupato spesso e volentieri di questo problema: nella realizzazione delle misure finanziarie del governo, certo, i cantieri delle grandi opere dovrebbero seguire una tempistica chiara e ben definita.

Le aziende che vincono gli appalti devono poi terminare le opere senza ogni volta cercare qualche appiglio per far lievitare i costi. Quante “perizie suppletive” hanno allungato i tempi delle opere? Possibile che lo stadio “Sinigaglia” sia stato costruito in meno di un anno, dall’ottobre 1926 al luglio 1927, proprio in occasione delle celebrazioni voltiane di quell’anno? Quando si parla di opere pubbliche bisognerebbe sempre controllare quanto tempo ci hanno messo le amministrazioni o i vari enti per realizzarle. Certo nella città dei “Magistri Cumacini” i tempi non possono essere biblici. Abbiamo esportato conoscenze e tecnologie su come si costruisce in mezza Europa. Impossibile dimenticare questo retaggio e questo patrimonio alle nostre spalle.

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