I posti blu e il sogno
delle regole rispettate

Che mondo meraviglioso ha in mente il ministro Lupi. Un luogo dove le sanzioni non servono, perché tanto si sa che i cittadini non violano le regole. E, se lo fanno, di sicuro è solo per distrazione. Un posto dove, se sbagli, il peggio che ti può capitare è di pagare quello che già avresti dovuto dare. Basta multe. Basta tirate d’orecchie.

Ora, però, sarebbe il caso che qualcuno ricordi a Lupi che lui non è il Bianconiglio e che quello di cui è ministro è sì il Paese delle meraviglie, ma solo nella satira di Maurizio Crozza. Certo, l’idea degli ausiliari della sosta derubati dei libretti per le multe piace. Soltanto un masochista - o un ausiliario della sosta - potrebbe provare piacere a vedere gli uomini in pettorina spiare curiosi attraverso i parabrezza delle auto in sosta. Ma se facciamo lo sforzo di ripensare alla vicenda dello stop alle multe nei confronti degli automobilisti che lasciano scadere il tagliando del parcheggio concentrandoci solo sul principio, dobbiamo per forza concludere che nel battibecco tra ministro e sindaci hanno ragione questi ultimi.

Forse a nessuno, più di chi scrive, piace perdersi nel sogno di un popolo capace di rispettare le regole solo perché è giusto e non per paura delle sanzioni. Ma con un bel bagno di realismo (e lo sguardo fisso alle cronache anche recenti, che tradiscono una pericolosa propensione degli italiani a infischiarsene delle norme pur se messi di fronte allo spauracchio della galera, figuriamoci di una multa) viene quasi naturale dare ragione alle preoccupazioni dell’assessore Daniela Gerosa (vedi pagina 9) sul fatto che senza contravvenzioni i posti blu verrebbero invasi da auto con il tagliando scaduto. Ci sarebbe la fila di gente che nel parcometro infila il minimo - 25 centesimi - per poi tornare alla sua auto dopo ore. Che, al massimo si sarebbe costretti a pagare solo la differenza tra quel minimo e il tempo eccedente. E neppure tutto, ma solo quello effettivamente accertato dall’ausiliario della sosta.

Se dovessimo applicare questa regola a tutte le cose della vita allora da domani dovremmo accettare, per assurdo (ma neppure troppo), che chi fosse sorpreso all’uscita del supermercato con il carrello pieno, dopo aver pagato soltanto un pacchetto di cicche, non venisse accusato di furto ma invitato, amichevolmente e con una pacca sulla spalla, semplicemente a ultimare il pagamento. E se nessuno lo ferma, amici come prima.

Siamo il Paese che, per convincere la gente a non suicidarsi in auto, è stato costretto a introdurre il tutor sulle autostrade. Davvero siamo convinti che cancellare la sanzione sui parcometri sia una soluzione? Sia chiaro, qui non si parla di voler vessare gli automobilisti. Le battaglie contro le vere vessazioni, il caro parcheggi, l’assenza di una politica della sosta complessiva, la mancanza di alternative valide all’uso dell’auto, vanno fatte ma non violando le regole. Per far sentire la propria voce ci sono forme di protesta lecitamente riconosciute e, al limite, il voto alle prossime elezioni.

Sui social network la notizia delle multe illecite per il ticket scaduto ha avuto più mi piace di un video di Belen. E già questo è un segno. Un preludio ad auto inchiodate sull’asfalto per giorni interi con un tagliando da meno di un euro.

Sarebbe sicuramente più popolare sostenere l’esatto il contrario, ma se vogliamo sognare un luogo dove le sanzioni non servono, perché tanto i cittadini non violano le regole, allora accettiamo che le sanzioni (proporzionate e di buon senso) ci siano. Gli onesti ringrazieranno.

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