La sveglia sotto
il cuscino di Como

A metterli in fila viene quasi da piangere, dati e fatti legati al turismo comasco non sono per niente conforntanti.

Calano i turisti, se ne vanno gli storici affezionati dell’alto lago (gli olandesi), i visitatori arrivano e vanno senza pernottare, la stazione dei turisti, quella di San Giovanni, cade a pezzi e l’assessore all’urbanistica chiede di saltarla e fermare i treni direttamente a Chiasso, il ristorante di villa Geno è chiuso e deve più di 300mila euro al Comune, mentre per quanto è bello potrebbe fare il pienone ogni giorno. Ma cosa succede in città e sul lago? Va davvero tutto a rotoli? I dati devono davvero invitarci a buttare l’ultima manciatina di terra sopra una sepoltura che sembra già quasi del tutto coperta?

La risposta deve per forza essere «no». Perché?

Ma perché altrimenti tutto quello che di buono si sta facendo da anni in termini di formazione, di start up, di idee che si continuano a vedere spuntare come funghi per l’Expo, e sono soltanto esempi, sarebbero tutte favole.

Sogni che qualcuno avrebbe voluto farci credere realtà, ma che non esistono, concretamente sono niente. Così fosse, ci sarebbe davvero da dire ai russi - che sono gli unici insieme ai cinesi a tenere a galla il turismo lariano, secondo l’ultimo rapporto della Camera di Commercio - «prego, accomodatevi, venite qui e comprate in saldo tutto quello che vedete, lago compreso, tanto noi non siamo capaci di utilizzarlo al meglio». I dati del rapporto sul turismo sono l’ennesima occasione per dare la scossa, l’ennesima sveglia puntata sotto il cuscino della città.

Se anche questa volta la si vuole spegnere per girare la testa dall’altra parte e continuare a dormire, allora che sia, allora largo a russi e cinesi.

Questi ultimi hanno fatto registrare alla provincia un incremento di presenze del 25%, i russi, e del 43%, i cinesi. Non male, benchè i dati siano relativamente “nuovi” come l’arrivo di questi turisti.

Sul Lario però a non venirci sono gli italiani, calati del 9% e, stranamente, gli olandesi.

C’è da interrogarsi sull’ultimo dato, perché gli olandesi, da sempre affezionate presenze dell’alto lago non tornano? Cos’è che li ha delusi? Come riconquistarli? La crisi in questo caso forse può davvero essere il momento giusto per risorgere, tornare a darsi da fare per riportare qui anche gli olandesi. Cosa apprezzavano del lago che ora non trovano più? E a Porlezza, perché ci sono meno turisti? Il dato della Camera di Commercio parla di presenze che hanno raggiunto il minimo storico degli ultimi sette anni.

Con l’Expo alle porte il dato va invertito e le eccellenze in materia di accoglienza e turismo che Como possiede devono venire fuori. Como è e sarà presto a Milano sui navigli a rivendicare il suo ruolo all’Expo, con Orticolario e Urbano Creativo.

Quelli che a Milano hanno visto e vedranno i comaschi poi vorranno venire a vedere se quello che è stato promosso c'è davvero. Chi ha vissuto il dopoguerra dice che finito il conflitto si partiva tutti sullo stesso livello: di povertà. Oggi non è così, ma forse si deve recuperare quell’entusiasmo fatto non di soldi, ma di accoglienza.

Certo che, se le Poste chiudono mezza giornata prima perché gli impiegati sono malati e nessuno li sostituisce, dov’è l’accoglienza? Se alla stazione di San Giovanni si inciampa nei rifiuti e nelle piastrelle sconnesse, se lì non c’è informazione per gli stranieri nè un bancomat come si può far tornare gli stranieri? Una riflessione attenta sull’accoglienza forse i dati chiedono questo.

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