Neymar e il vero
valore del genio

“Cos’ è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Di certo Neymar, il calciatore protagonista del trasferimento del millennio, risponde alle caratteristiche elencate dal Rambaldo Melandri-Gastone Moschin in Amici Miei. Ci mancherebbe, visto che l’affare che vede Barcellona e Psg l’una contro l’altra come Trump e Kim Jong Un, corrisponde, come ha notato Gianni Mura a una manovra economica: 500 e rotti milioni. Una mossa, quella dell’emiro padrone della squadra parigina che probabilmente usa i dollari come svedesi (nel senso di fiammiferi), destinata ad allontanare ancora di più, e forse in maniera definitiva, il calcio dalla sua originaria dimensione sportiva e a soffocare il culla la grottesca foglia di fico del fair play finanziario. Chiaro che molti rosicano, a cominciare da noi italiani che, una volta eravamo i veri signori scialoni del mercato. Non solo con Berlusconi che comprava Palloni d’oro destinati alla panchina per l’affollamento di talenti rossoneri o con Moratti che tra le tante follie azzeccava quella di Ronaldo (l’altro, il primo) o con Napoli in delirio davanti a Maradona che palleggiava con le arance al San Paolo. Perché non bisogna dimenticare che la stessa società partenopea di Ferlaino faceva gridare allo scandalo quando sborsava due miliardi di lire (di allora) per portare a casa Beppe Savoldi del Bologna, pagandolo, più o meno negli stessi anni, il doppio di un talento stellare come quello di Johan Cruijff passato dall’Ajax al Barcellona.

Altri tempi, che non torneranno più. E fa nulla se, come è stato calcolato, buona parte dei trasferimenti sopra citati al valore odierno sono stati più onerosi di quello dei Neymar. Perché allora era un calcio meno mediatico.

Purtroppo nessuno fa i conti (e anche se li fa non può certo deviare il corso degli eventi) con le ricadute di questo colpo di mercato sulla realtà del calcio giovanile. Sul 99% dei genitori convinti di aver generato un fenomeno su cui puntare per una decorosa vecchiaia, come capiterà a papà Neymar che però almeno a calcio ha giocato. E sai che fatica allora per allenatori e dirigenti dei settore giovanili impegnati a tentare di coniugare crescita e divertimento nei bambini loro affidati che nel 99,99,99,99,99,99,99% dei casi non possiedono quel talento che ha fatto la fortuna del neo attaccante del Psg. Talento, va detto, che prescinde dalla capacità di coltivarlo ed esaltarlo. Se c’è viene fuori è impossibile imbrigliarlo. Se latita non lo si può creare.

Ma davvero Neymar è il genio che vale una manovra economica? E alloraquanto vale il genio? Pelè ha indicato il ragazzo come suo erede. Ma “o Rey” è uno che, nella nazionale brasiliana, impose il suo talento da giocatore di strada sulla tattica di un allenatore quotato come Vicente Feola di lui si parla ancora dopo svariate decine di anni, come capita per Cruijff, Di Stefano e Meazza. Sarà lo stesso per Neymar? Chissà? E poi il genio è davvero solo quello definito dell’ottimo Melandri, che peraltro parlava del barista Necchi per cui nessuno avrebbe speso 10 centesimi? Oppure è anche un personaggio capace, con la sua azione, la sua intuizione, la sua inventiva, la sua qualità, la sua intelligenza, di cambiare il mondo o la società in cui vive? Se Neymar muove 500 e rotti milioni quale potrebbe essere il valore degli scopritori del Bosone di Higgs, la Particella di Dio, oppure di un Leonardo da Vinci, di un Alessandro Volta, di un Albert Einsten. Geni che, anche per le epoche in cui sono vissuti, non hanno potuto avere una quotazione. Forse anche perché il vero genio non ha prezzo. Per il resto, c’è l’emiro del Qatar proprietario del Psg.

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