Sulla legge elettorale
si apre la verifica

La «lunga verifica» si apre per il governo Letta con la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta. La Corte ha giudicato incostituzionali l’anomalo premio di maggioranza e le liste bloccate.

La sentenza costringe ad un’accelerazione che forse non era nei calcoli del premier. Il motivo è semplice: amputato delle due norme incriminate, il Porcellum si trasforma in una pura legge proporzionale con preferenze. In sostanza, un ritorno alla Prima Repubblica e - secondo i berlusconiani - una spinta al voto dal momento che 148 deputati eletti con il contestato premio di maggioranza sarebbero da considerare «abusivi» Il problema di Enrico Letta è che non esiste nessun accordo per uscire dal vicolo cieco. Anzi. Al Senato è andato in scena l’ennesimo scontro, stavolta tutto interno al Pd: i renziani hanno contestato l’istituzione di un comitato ristretto nella commissione Affari costituzionali che sta discutendo la riforma, una mossa a loro giudizio escogitata per impedire il passaggio alla Camera della discussione (come vorrebbe Matteo Renzi).

Non si tratta di una premessa felice per discutere con il rottamatore, grande favorito nella corsa alla segreteria democratica, il Patto di governo di cui si parla in questi giorni. Il sindaco di Firenze si è già espresso per il doppio turno sul quale c’è stata una timida apertura degli alfaniani.

Ma, come spiega Luciano Violante, il sistema alla francese funziona solo se si cancella il bicameralismo perfetto, altrimenti lo stallo tra i poli resta sempre possibile. In altre parole serve un percorso globale di riforma che richiede la collaborazione dell’opposizione.

Ma Silvio Berlusconi ha già fatto sapere che darà una mano solo se si partirà dalla riforma della giustizia: in tal caso è pronto a discutere di presidenzialismo e di doppio turno. Al Cavaliere sta bene anche il Mattarellum, un sistema che permetterebbe a Forza Italia di andare da sola alle elezioni, isolando di fatto gli alfaniani al centro con Udc e popolari.

La complessità della partita fa capire quali sono le spine del premier. Tuttavia è anche vero che il «partito della crisi» ( esce indebolito dalla sentenza della Consulta: adesso non c’è più nessuno che possa puntare al «cappotto» nemmeno Renzi che secondo Berlusconi resta l’arbitro dei giochi. Se si votasse con il proporzionale con ogni probabilità sarebbero i centristi a trasformarsi nell’ago della bilancia, come accadeva in passato.

La verifica entrerà comunque nel vivo solo dopo le primarie del Pd. Tutti aspettano di vedere quale sarà l’affluenza al voto per «pesare» il vincitore: i tre candidati dicono che un milione e mezzo di persone ai gazebo sarebbe pur sempre un imponente movimento politico, ma dimenticano che il paragone andrà fatto con i tre milioni e mezzo o quattro milioni di voti di Prodi e Veltroni. Il rischio di una vittoria dimezzata è reale e infatti Letta, dopo le indiscrezioni circolate su un suo patto preventivo con Renzi, ha fatto sapere che mantiene i contatti con tutti e che la verifica vera e propria si aprirà solo lunedì a risultati acquisiti.

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