Canzo, la protesta dei commercianti
Appello al governo: «Fateci lavorare»

In paese 100 adesioni, altre 50 dai Comuni dell’Erbese. «Vogliamo tornare a vivere»

Un cero davanti ad ogni negozio, non la luce calda delle vetrine accese ma quella, di certo più lugubre, di un cero da cimitero. Oltre cento ceri davanti ad oltre cento vetrine a Canzo, ma ceri anche ad Erba, Asso, Valbrona, Sormano, Eupilio, Inverigo, Lurago d’Erba. L’iniziativa di “Canzo oltre le vetrine”, l’associazione dei commercianti del paese, si è rivelata un successo. Circa 150 i partecipanti nell’Erbese alla protesta di giovedì 28 gennaio. Una protesta pacifica: dalle 16 alle 17 i negozianti hanno abbassato la saracinesca e sono rimasti per un’ora fermi davanti all’ingresso lasciando bruciare il cero con un manifesto a lutto per il commercio. Il simbolismo era chiaro, il rischio è di veder morire tanti negozi se continuano queste limitazioni poco logiche. «Da un anno non è stata trovata una soluzione, perché probabilmente l’unica soluzione è convivere con il virus prendendo le precauzioni necessarie ma lavorando – spiega Valeria Gilardoni della cartoleria La Sfera a Canzo -. Noi possiamo far entrare un numero limitato di persone, igienizzare le mani, abbiamo le mascherine e in alcuni casi il plexiglas. Noi possiamo operare in sicurezza, cosa che non possono fare per esempio i centri commerciali e la grande distribuzione, dove non ci sono le stesse nostre precauzioni e nonostante questo restano aperti. Vogliamo far comprendere a tutti che se si compra online i negozi chiudono, e il paese prima si svuota e poi muore. E non si può aprire per dieci giorni, chiudere per venti, serve più serietà. L’iniziativa è lodevole perché in un momento in cui ognuno pensa a se stesso, noi negozianti del paese ci siamo messi assieme per far sentire la nostra voce». La presidente dell’associazione “Canzo oltre le vetrine” Melissa Sacchi titolare del centro benessere “Gold girls” si è detta «molto soddisfatti dal numero di adesioni. A Canzo siamo un centinaio poi i paesi vicini, abbiamo anche trovato una decina di striscioni di solidarietà nelle strade – racconta - Vogliamo solo tornare alla normalità, con i negozi e i ristoranti aperti, sempre con la massima attenzione. A febbraio non eravamo pronti, ma ora ci sono i protocolli, le mascherine, la consapevolezza anche da parte delle persone. Siamo attrezzati per lavorare in sicurezza, torniamo ad aprire negozi, ristoranti, teatri, cinema, scuole. Torniamo a vivere».

(Giovanni Cristiani»

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