Cantù unita a Intimiano
Il sogno di Guido da Verona

Lo scrittore non approvava l'unificazione con Capiago: la scoperta promossa da un convegno svoltosi all'Università Statale di Milano

di Giancarlo Montorfano

Una residenza dorata, l’ultima dimora di Guido da Verona, a Intimiano. Erano gli anni del grande successo editoriale dello scrittore emiliano: morto suicida proprio 70 anni fa e ricordato in un convegno organizzato nei giorni scorsi dall’Università Statale di Milano e dal Centro Apice, che raccoglie archivi di grandi scrittori.
Durante i due giorni di congresso una ventina di relazioni e interventi hanno gettato nuova luce sulla multiforme attività del letterato. Proprio recentemente Enrico Tiozzo, italianista in Svezia, ha dedicato una monografia di quasi 800 pagine a Guido da Verona: delinendo i caratteri di una personalità tutt’altro che monocorde. Fu invece un autore sperimentalista, provando diversi generi letterari ed esplorando tutte le risorse della narrativa, fino alla parodia dei «Promessi Sposi» che gli fu fatale: d’altro canto Lucia che, la più promettente tra le giovani del bordello di Donna Prassede, si concede all’Innominato era francamente troppo, anche per il meno incallito dei cultori del Manzoni. Durante il convegno è stata allestita una piccola mostra di documenti, in cui per la prima volta sono emerse testimonianze del suo soggiorno nella villa che la tradizione vuole sia stata di Ariberto. Si tratta di una serie di lettere che prova di questa passione per questo "buen retiro" e che sono state ritrovate nell’Archivio Comunale e illustrate dal sindaco di Capiago Intimiano, Carlo Andrea Frigerio.
Guido da Verona acquistò il castello di Ariberto nel 1926 e vi dimorò fin quasi alla fine della sua vita, cedendo poi la proprietà alla nipote Selene. Vi dimorò con la sua compagna, la ballerina russa Elena Bulavintzeva. La lettera più interessante è del 21 marzo del 1931 ed è una presa di posizione contro l’unione fra Intimiano e Capiago, risalente a due anni prima e da lui definita «antigeografica e priva d’avvenire». Guido da Verona si schiera invece a favore dell’unione d’Intimiano con Cantù, che è «una città, fornita di scuole, ospedali, industrie fiorenti, esposizioni di mobili… Nessun dubbio che l’interesse d’Intimiano, comunque considerato, è tutto e solo proteso verso Cantù». E nel vicino capoluogo brianteo lo scrittore si spostava spesso, all’Albergo Garibaldi, che storicamente è sempre stato il luogo di ritrovo di repubblicani e socialisti: certo lo era, quando nel 1922 una sera Benito Mussolini cenò in piazza Garibaldi, ma all’Albergo Italia, in compagnia di Margherita Sarfatti.

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