Volevano costruire
un altro muro sul lago

«Dopo tutto quello che è successo con la vicenda del muro, sul tema della vista del lago è il caso di prestare massima attenzione». Il sindaco Stefano Bruni commenta così il parere negativo espresso nei giorni scorsi dal soprintendente Alberto Artioli sul progetto che ha vinto il concorso di idee per il nuovo lungolago. E così conferma, indirettamente, che si è addirittura corso il rischio di incorrere nello stesso errore di un anno fa

COMO «Dopo tutto quello che è successo con la vicenda del muro, sul tema della vista del lago è il caso di prestare massima attenzione e siamo a dir poco sensibili. Se ci sono dei dubbi di questo tipo, quindi, è giusto dire stop, fermiamoci assolutamente». Il sindaco Stefano Bruni commenta così il parere negativo espresso nei giorni scorsi dal soprintendente Alberto Artioli sul progetto che ha vinto il concorso di idee per il nuovo lungolago. E così conferma, indirettamente, che si è addirittura corso il rischio di incorrere nello stesso errore di un anno fa. La clamorosa bocciatura arrivata da Artioli, d'altra parte, oltre a scatenare le polemiche per il tempo perso (il concorso tiene banco da marzo e di fatto si è rivelato inutile), cita esplicitamente come limite principale del progetto di Cino Zucchi il fatto che - realizzandolo - si creerebbe «un'interferenza alla libera percezione» del lago e del «quadro naturale di non comune bellezza». Mesi e mesi trascorsi a parlare dello scandalo del muro che oscurava il lago non sono bastati, evidentemente. La commissione che ha giudicato le proposte dei partecipanti al concorso ha scelto, secondo Artioli, un progetto che prevede un «diaframma tra i percorsi del lungolago e lo specchio d'acqua». Quali sono le barriere finite sotto accusa? I due “bracci” che avrebbero dovuto delimitare la piazza d'acqua immaginata da Zucchi davanti a piazza Cavour. Una sorta di maxi conchiglia, un porticciolo che suscita «perplessità», per usare ancora le parole di Artioli. Ma non è l'unico problema: «I pilastri di sostegno della nuova passeggiata - recita il parere - risulterebbero particolarmente evidenti in condizioni di lago basso, determinando un significativo elemento di disturbo e degrado visivo, percepibile da buona parte della passeggiata litoranea, oltre che dal lago e dalla diga». Bruni ha fatto capire che l'amministrazione, memore della figuraccia mondiale dell'anno scorso, intende procedere con i piedi di piombo sul tema dell'impatto visivo del nuovo lungolago. E ha mostrato di condividere il giudizio di Artioli: «Nel progetto forse non è stato attentamente valutato l'aspetto dell'interferenza rispetto al lago - ha detto a Etv - Proveremo comunque a coinvolgere Zucchi, chiedendogli di eliminare queste criticità. Speriamo che accetti». Prima del parere del soprintendente non era mai emerso il problema dell'impatto visivo legato al nuovo progetto, anche se un verbale della commissione Paesaggio di Palazzo Cernezzi rivela che già il 28 ottobre scorso il presidente Fulvio Capsoni aveva lanciato l'allarme, suggerendo di limitarsi a soluzioni migliorative del progetto base, come «i nuovi arredi e le finiture» ipotizzate dallo stesso Zucchi. «Perché mai - chiedeva Capsoni - si è scelto un progetto che prevede una nuova darsena a lago, con due moli frangiflutti che impediscono, da piazza Cavour, gran parte della visuale dell'acqua fino alla diga? L'idea è in controtendenza rispetto alla corale richiesta di mantenere un rapporto visivo il più diretto possibile tra piazza e lago». E lo stesso presidente della commissione ora ha scritto a Bruni senza usare giri di parole: «Si assiste - nota - al cosiddetto “gioco del cerino” tra le parti istituzionali su come assumersi la responsabilità di prendere decisioni per una ripresa e un'ultimazione rapida dei lavori». Dopo il “no” di Artioli al progetto, il cerino acceso è tornato in mano al Comune.

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