Pro Cantù a teatro in Svizzera
E' polemica: "Promuova la città"

Il "j'accuse" di Paolo Petazzi: "Dovrebbe succedere esattamente il contrario: in tempo di crisi si deve portare gente in città, non allontanarla. E qui al Fumagalli abbiamo un'ottima stagione teatrale"

CANTU' «Ma è Pro Cantù o Pro Chiasso? Che iniziativa è mai questa? In tempo di crisi noi anziché portare gente nella nostra città proponiamo iniziative che la allontanano? Qualcuno mi faccia e ci faccia capire. Sono sorpreso. Sorpreso e amareggiato». Paolo Petazzi, titolare di Cinelandia - 250 dipendenti con sale cinematografiche in tutto il Nord Italia, di cui due a Cantù - non usa mezzi termini.
«Questa iniziativa di portare spettatori canturini in Canton Ticino davvero la trovo di cattivo gusto. Intendiamoci - sottolinea Petazzi - ciascuno è libero di andare dove meglio crede. Ancor più se si va ad assistere ad iniziative che si collocano in un contesto culturale. Ma è il ruolo della Pro Cantù che non riesco a capire. Non l'ho mai vista, per esempio, farsi promotrice di iniziative che dal Canton Ticino portano gente a Cantù».
«Tutto questo posso dirlo senza essere accusato di interessi particolari - aggiunge Paolo Petazzi - perché sono ormai molti anni che al Lux non proponiamo più una stagione teatrale. Ho fatto una scelta mirata, nella piena consapevolezza che i margini di utile su questo tipo di attività già anni fa erano estremamente ridotti e oggi, probabilmente, non esistono più. Ma a Cantù esiste un'ottima stagione teatrale proposta dal Fumagalli di Vighizzolo. Nulla da invidiare agli spettacoli  oltreconfine. Anzi. E allora perché non aiutare o sostenere le iniziative locali? Mi sembra che quella della Pro Cantù sia quasi una cattiveria, magari non voluta, ma comunque una cattiveria».
«L'intento di queste mie affermazioni - sottolinea ancora Petazzi - vuol essere positivo e propositivo. Non deve offendersi nessuno perché la critica è tesa a dire che se vi sono energie e disponibilità queste devono essere messe a disposizione delle iniziative socio-culturali di Cantù, della sua economia. Mi piacerebbe tanto, lo dico sommessamente, che la Pro Cantù si occupasse di promuovere tutte le iniziative che in città si realizzano per l'ormai prossimo Natale, per la Giubiana, per il Carnevale e tanto altro ancora. Se già lo fa intensifichi ancor più il suo impegno. Ricordiamoci sempre che la crisi non è finita e che è assurdo non fare quadrato. Non credo di scoprire nulla di nuovo se dico che dobbiamo unire privati ed enti pubblici per rivitalizzare il centro con iniziative che portano qui la gente. Magari proprio dal Canton Ticino a Cantù, visto che anche il cambio della valuta ci è favorevole».
«Dicendo questo - conclude Petazzi - credo anche di non poter essere tacciato di provincialismo. Perché nessuno intende privare gli appassionati dei grandi eventi della stagione teatrale milanese. La Pro Cantù non punta a queste serate d'eccezione. Si va a Chiasso, ma qui ormai non si va più neppure a far benzina. Io invece chiedo ai canturini di frequentare tutto ciò che è «loro». Quindi i loro negozi, le loro botteghe, il loro teatro che è il Fumagalli, ma che presto sarà anche il ritrovato teatrino di San Teodoro. E alla Pro Cantù mi sento di chiedere che faccia la Pro Cantù. A pieno ritmo. Organizzi pure bus navette, meglio ancora charter, ma la destinazione d'arrivo deve essere piazza Garibaldi e dintorni. Non altro».

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