Il parco della Spina Verde
assediato dai rifiuti

A Cardano il bosco e i sentieri sono disseminati di televisori, frigoriferi, pneumatici abbandonati. I residenti di via Castel Baradello: allarme sanitario

COMO Un sacchetto pende dal cartello che dà il benvenuti nel «parco regionale della Spina Verde», all'inizio della strada sterrata che porta al Castello di Barbarossa. Contiene bottiglie e piatti di plastica: i resti di un picnic. I soliti incivili? Non proprio. Quelli gli avanzi delle scampagnate - e molto altro: frigoriferi, pneumatici, televisori e persino una cyclette - li hanno gettati direttamente nei boschi. Chi, invece, ha appeso i rifiuti all'insegna, probabilmente li avrebbe anche depositati in un bidone della spazzatura, se solo ci fosse stato.
«Io una volta ho fermato gli addetti dell'ente parco - racconta una residente di via Castel Baradello a spasso con il suo cagnolino - e ho raccomandato loro di mettere un cestino almeno dove c'è la sbarra, alla fine della strada asfaltata. Ma non l'hanno fatto». Sommando la spazzatura depositata per terra, con quella deliberatamente buttata in mezzo agli alberi, il risultato è «che ogni tanto vediamo scorrazzare topi di fogna», dice ancora la cittadina. In effetti, l'unico cestino della zona è posizionato all'inizio della vecchia strada per il Baradello, irraggiungibile con i mezzi, compresi quelli della nettezza urbana, da un anno e qualche giorno, ovvero da quando "venne giù" un pezzo di collina. Comunque, a piedi si riesce a passare a lato del muro di contenimento eretto al limite dell'area franata e molti camminatori continuano a battere questo malcerto sentiero, anche perché è l'unico che dà accesso a uno degli spazi più belli e fruibili della Spina Verde, il Parco delle Rimembranze, per il comaschi semplicemente "il pratone". La prova del loro passaggio sono altri sacchi pieni di lattine e contenitori di plastica, posti a corona del cestino che gli addetti di Acsm ambiente non possono più raggiungere né, quindi, vuotare. Ma questi sono "dettagli". I problemi veri, restando ai piedi del Castel Baradello, sono i sacchi neri sparsi nei boschi ai margini dell'omonima strada. Sia vicino al ristorante «Ul Ginöcc», che alla curva precedente, se ne vedono diversi. Alcuni dei quali lacerati dagli animali che ne hanno fatto scempio. Ironia della sorte, il quadretto si trova in corrispondenza di un cartello che ammonisce: «Vietato abbandonare materiali di scarto». Su queste microdiscariche era intervenuto, in febbraio, anche il consigliere comunale Mario Molteni (lista Per Como), sollecitando il settore Ambiente a porre rimedio. Ma rimuovere la monnezza non basta: bisognerebbe riuscire a fermare, o a educare, chi continua a smaltirla in modo "improprio".
Discariche di ben altre dimensioni si trovano in un'altra, e non meno pregiata, zona della Spina Verde. A Monte Olimpino, nelle scarpate ai lati di via Cardano e della contigua via Cascina Viola, si può ammirare il già citato campionario di frigoriferi, pneumatici, televisori e cyclette, nonché un paio di finestre. Rifiuti ingombranti, da piattaforma ecologica, notati dall'unità di Protezione civile dell'Ana (Associazione nazionale alpini) di Como, che prossimamente, in accordo con l'Amministrazione provinciale, organizzerà una giornata di "pulizie straordinarie" dei boschi. Oltre a queste discariche a cielo aperto, verranno rimosse anche le automobili abbandonate nella zona di San Maurizio, sopra Brunate, oggetto di un sevizio pubblicato su La Provincia due mesi fa.
A proposito di auto: sono l'altra presenza ingombrante che assedia la Spina Verde. Non si tratta di veicoli abbandonati, bensì di quelli dei gitanti delle domenica, descritti nella lettera che pubblichiamo a lato e immortalati dallo stesso lettore nella foto in basso a destra. «Il problema è che noi dovremmo lavorare - osserva Bianca Tarallo, da 16 anni gestore della Baita Monte Croce - e i nostri clienti dovrebbero poter salire con le auto e, allo stesso tempo, avere a disposizione un sentiero agevole per chi preferisce andare a piedi o in bicicletta. Si possono creare delle piste, senza dover usare tutti, pedoni e automobilisti, la strada carrozzabile». E il famoso progetto dell'ascensore inclinato da Como San Giovanni al Monte Croce? «Sarebbe meglio concentrarsi su cose meno costose: valorizzare il parco, fare in modo che sia fruibile, mettendo dei giochi, organizzando con maggiore frequenza feste e visite guidate. Si potrebbe anche pensare a una navetta o qualcosa di alternativo, che possa aiutare sia la natura sia noi, che siamo in difficoltà a causa della crisi economica - la nostra utenza è il ceto medio-basso, il più colpito - e della limitazione di orario - da tre anni si può salire in auto solo dalle 11 alle 14 - che già ci ha fatto perdere la clientela del pomeriggio». Evidentemente, in questi anni si è persa anche un'altra cosa: l'abitudine a camminare.
Pietro Berra

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