Il boss di Como si confessa:
vi racconto la 'ndrangheta

COMO «Come una droga per un drogato la 'ndrangheta ti entra nella pelle e nel sangue, acquisisci la sua mentalità, la sua durezza, la sua cattiveria di pensiero. Diventi sempre più spietato». È un boss comasco il nuovo pentito che potrebbe aprire uno squarcio importante all'interno della criminalità organizzata in Lombardia e non solo. Si chiama Antonino Belnome e, fino al giorno del suo arresto abitava a Inverigo in via Delle Fontanelle ed era considerato a capo del locale di Giussano, uno dei più potenti in regione. In una sorta di memoriale di cinquanta pagine tutte scritte di suo pugno mentre era in isolamento in carcere, Belnome racconta la sua carriera, i rituali e perché ha deciso di collaborare con la giustizia, chiamandosi definitivamente fuori dalle leggi di 'ndrangheta.
«La 'ndrangheta - scrive il pentito che sta collaborando con i pm della Dda Bocassini e Dolci - si appropria della tua vita e non te la restituisce mai più. Ricordo il giorno in cui fu celebrato il rituale della mia "affiliazione alla 'ndrangheta". Erano tutti in cerchio a braccia conserte e iniziarono i rituali di affiliazione». Un lungo rituale che si chiude con il giuramento: «Giura di rinnegare padre sorelle e fratelli fino alla settima generazione e di dividere centesimo per centesimo, millesimo per millesimo con i tuoi nuovi compagni». È così che si diventa picciotti. E, appena affiliati, si «riceve in dotazione una o più armi». Per il picciotto il battesimo del fuoco comincia presto: «Vieni messo alla prova con azioni inizialmente di basso profilo, tipo sparare una vetrina di un bar o un negozio, incendiare un negozio o macchine».
La carriera di Belnome nella "onorata società" è folgorante. In pochi anni passa da picciotto a padrino, quando «si giura fedeltà con la mano destra sulla pistola». E da padrino partecipa all'esecuzione di Carmelo Novella, l'ex capo della Lombardia ucciso in un agguato nel 2008 per punirlo dalle sue ambizioni secessioniste. Più sale nella scala gerarchica, più Belnome conosce dell'organizzazione calabrese: «Nelle regole di 'indrangheta un uomo deve avere tre virtù», ovvero essere «freddo come il ghiaccio, duro come l'acciaio e umile come la seta». Ma, soprattutto, la 'ndrangheta è spiegata: «Può disporre della vita di tutti, lei te la può dare e lei te la può levare quando vuole». E le cosche si stabiliscono nei paesi dove c'è una caserma dei carabinieri.
Paolo Moretti

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