Cantù, tutti in campagna
per il parco della Brughiera

Manifestazione del Comitato per sensibilizzare sulla costituzione del Parco che il Comune non vuole. "Quello che vuole il Comune non è una tutela sufficiente"

CANTU' Fermo al palo il progetto per la creazione del parco regionale della Brughiera. E a tenere ostinatamente il piede sul freno è Cantù, la città che da sola detiene il 15% della superficie totale della Brughiera stessa, un patrimonio verde da 1.100 ettari. Con buona pace di decisioni e deliberazioni di fine anni Novanta che invece vedevano la città dall'altra parte della barricata. A non stare fermi, i tanti cittadini che tra sabato e domenica hanno aderito alla due giorni organizzata dal comitato che promuove quel parco, che non si sono lasciati scoraggiare nemmeno dalla ben poca ospitalità che l'amministrazione comunale ha riservato loro. Negato l'utilizzo di Villa Calvi per allestire una mostra, negato persino l'uso di piazza Garibaldi come semplice approdo per la biciclettata andata in scena l'altro ieri. E, a oggi, ancora senza alcuna spiegazione ricevuta per questo no senza appello.
Domenica mattina almeno un centinaio di persone hanno aderito alla passeggiata nei boschi a cura del gruppo cittadino di Legambiente con partenza dalla chiesa San Carlo a Fecchio e arrivo a Santa Naga per far volare gli aquiloni. E solo a menzionare le ipotesi che occhieggiano tra le pieghe del piano di governo del territorio in infinita gestazione, solo a menzionare l'arrivo di strade, campi da golf e nuove cubature in mezzo a questo paesaggio che pare lontano anni luce dalla città che invece è dietro l'angolo, i partecipanti sudano freddo. «Abbiamo deciso di organizzare qui questa manifestazione – spiega Tiziano Grassi, portavoce per il comitato – per una scelta fortemente simbolica. Il processo che dovrebbe portare alla creazione del parco regionale è a un punto morto, e questo perché i Comuni vicini restano in attesa di capire cosa farà Cantù». L'amministrazione, dal canto suo, ha già ribadito chiaramente di non volere il parco regionale – che interesserebbe 24 Comuni delle province di Monza e di Como – preferendo istituire il parco locale di interesse sovracomunale, il famoso parco delle cascine. Scelta molto miope, secondo il comitato, perché «in questo progetto potrà stare qualunque cosa. Un parco locale può cambiare facilmente confini e indicazioni a seconda delle necessità» prosegue Grassi. Tutela del territorio troppo labile, insomma. Serve, secondo il comitato, un'unità d'intenti tra i Comuni, per questo si promuovono iniziative come quella di ieri e si cerca il dialogo a tutti i livelli istituzionali. Il vantaggio di un parco regionale, rimarca Tiziano Grassi, sarebbe anche economico «perché ovviamente potrebbe godere di altri tipi di finanziamento, anche europeo, oltre che di una programmazione di ampio respiro».

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