Milioni sotto ai materassi
Ma di lire che non valgono

C'è il nonno che contava di comprare i regali di Natale ai nipotini con quei 3 milioni di vecchie lire che aveva conservato. Ma c'è anche chi ha trovato un milione e mezzo in un barattolo della cucina.

COMO C'è il nonno che contava di comprare i regali di Natale ai nipotini con quei 3 milioni di vecchie lire che aveva conservato. Ma c'è anche chi, avendo da poco perso un parente anziano, ha trovato un milione e mezzo (sempre di vecchie lire, con tanto di banconota da 500mila con il ritratto di Raffaello) in un barattolo della cucina. E poi c'è il caso limite di chi, sotto il materasso e in cassaforte, ha tenuto da parte qualcosa come 60 milioni. Sempre di vecchia moneta.
Tre storie che, nel giro degli ultimi giorni, hanno bussato alle stesse due porte. A quella dorata della Banca d'Italia prima e a quella di Arturo Arcellaschi, numismatico e consigliere comunale poi.
L'obiettivo dei tre comaschi era lo stesso: cambiare le vecchie lire in euro. E tutti e tre erano convinti di poterlo fare fino al 29 febbraio prossimo. La legge, in effetti, prevedeva esattamente quella data per la conversione delle banconote agli sportelli di Bankitalia. La manovra del Governo Monti, però, all'articolo 26 del decreto pubblicato alla mezzanotte del 6 dicembre, dice testualmente che «le banconote, i biglietti e le monete in lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell'Erario con decorrenza immediata ed il relativo controvalore è versato all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo ammortamento dei titoli di Stato».
E infatti agli sportelli di piazza Perretta danno la stessa risposta: «Ci spiace, ma non cambiamo nulla». Questo significa che in tutta Italia circa 300 milioni di banconote ancora in circolazione, equivalenti a un miliardo e 300 milioni di euro, non posso più essere cambiate e che la somma finisce dritta nelle casse dello Stato.
Scuotendo la testa i comaschi da piazza Perretta si sono diretti in via Vittorio Emanuele, al negozio di Arcellaschi, che allarga le braccia: «Mi chiedono se posso acquistare io le banconote per collezionismo - racconta - ma come faccio? C'è chi è arrivato qui con 3 milioni di lire, chi mi ha chiesto cosa fare di 60 milioni e l'ultima è stata una signora che ha trovato a casa di una parente appena morta un milione e mezzo. Ma io non sono la Banca d'Italia. Se si trattasse di fior di stampa (banconote nuove, ndr) qualcosa potrebbe anche andare sul mercato del collezionismo, ma io non posso ritirare banconote rovinate e spiegazzate». Arcellaschi, però, lancia una proposta a Roma: «A essersi ritrovati con le lire in casa non sono soltanto persone benestanti, ma ci sono anche pensionati che erano convinti di poterle cambiare entro la fine di febbraio.Questa operazione del Governo serve solo a fare cassa, ma in un modo scorretto visto che avrebbero potuto rispettare i tempi previsti. Se fossi il Governo, per rimediare, inviterei la gente che ha in casa banconote a devolverle entro un mese alla Croce Rossa e poi eccezionalmente le farei cambiare alla Banca d'Italia dando l'equivalente della somma raccolta proprio alla Cri».

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