L'azienda scrive a Roma
«Burocrazia, sempre peggio»

Con il decreto per lo sviluppo sono arrivate le autocertificazioni, ma sono arma a doppio taglio, sulle spalle delle aziende. Il ministero: mi spiace, è la legge

LOMAZZO Arrivano le autocertificazioni, ovvero taglio alla burocrazia.

Questo è il lieto annuncio che portava il decreto per lo sviluppo lo scorso anno. Il problema è che la semplificazione è tangibile per lo Stato. Ma la mole di incombenze scivola sulle spalle di qualcun altro: le imprese. Ecco che allora che Domiziano Basilico, titolare di Seam Engineering - a ComoNext - ha deciso di non stare a guardare, bensì ha scritto al ministero.

La buona novella è che arrivata una risposta. La lettera dell'imprenditore è partita il 28 marzo e il 14 maggio è giunto il riscontro: niente male, viste le consuetudini in voga nel nostro Paese. Sul contenuto, tutt'altra musica. «Io sottolineavo - spiega l'ingegner Basilico - come il semplificare previsto dal decreto in realtà sia macchinoso. Mi riferisco in particolare all'articolo 13. I clienti cominciano a chiederci atti di notorietà in cui io certifico quando ho pagato l'Iva, se e quando ho pagato contributi su una determinata fattura... Il che è assurdo, i contributi li pago sempre».

Certificare l'ovvio, con il rischio di sbagliare. Non è un sistema per rendere la vita delle imprese più agevole. Di qui la decisione di prendere carta e penna. Ottenuta la risposta, il contenuto si è rivelato deludente e scontato: ci spiace, ma lo dice la legge.

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