Numero chiuso in tutte le scuole
Addio sedi staccate, è rivoluzione

Circa il temuto accorpamento dell’ufficio scolastico provinciale di Como con Varese, piuttosto che con Lecco, il direttore regionale Giuseppe Colosio ha chiarito una volta per tutte che «la riorganizzazione è già pronta e prevede un ufficio autonomo per ogni provincia»

COMO Qualche risposta sui temi noti l’ha pure data. Circa il temuto accorpamento dell’ufficio scolastico provinciale di Como con Varese, piuttosto che con Lecco, il direttore regionale Giuseppe Colosio (guarda il video) ha chiarito una volta per tutte che «la riorganizzazione è già pronta e prevede un ufficio autonomo per ogni provincia». Altre regioni, però, sono in ritardo e «il ministero aspetta di emanare un decreto attuativo per tutte». Quando? «Spero entro un mese». Resta da decidere chi ricoprirà il ruolo. «So che ci sono state delle turbolenze», ha sottolineato Colosio con riferimento ai due pretendenti canturini, Carlo Mitrione (dirigente di un istituto comprensivo) e Davide Frigerio (docente della «Ciceri») che si erano dati battaglia, a mezzo stampa, nei mesi scorsi. «È auspicabile un atteggiamento di pazienza - continua Colosio -. Nomi, al momento, non ce ne sono. Farò una scelta d’intesa con il territorio per garantire la qualità che Como si merita».
Il direttore dell’ufficio scolastico regionale ha voluto fare una "visita pastorale" completa per rendersi conto delle esigenze di Como: ha incontrato prima il prefetto e poi il sindaco, infine i dirigenti scolastici a Villa Gallia, ospite dell’assessore provinciale Achille Mojoli che a fine mattinata lo ha potrato anche a fare un giro in idrovolante. Sempre "scortato" dal provveditore reggente Claudio Merletti. Ma, appunto, ai temi noti, ha dedicato il finale, e un "a margine" (si veda l’intervista qui sotto), mentre il grosso dei suoi 40 minuti di discorso ha insistito su due priorità che comportano una vera e propria rivoluzione: il numero chiuso in tutte le scuole, collegato all’indicazione di smantellare le sedi staccate; il ritorno a una maggiore severità, citando ad esempio la scuola del dopoguerra che ha frequentato lui.
«Diamoci tempo due anni per eliminare succursali e sezioni provvisorie - raccomanda Colosio ai dirigenti comaschi e agli enti locali -. Nei piani dell’offerta formativa ci vuole meno pedagogese e più concretezza. Bisogna indicare, innanzi tutto, la dimensione giusta che può avere la scuola. Ogni consiglio d’istituto deve definire la capienza ottimale e i criteri di accoglienza delle domande di iscrizione. La domanda fondamentale è: quanti studenti possiamo prendere al massimo per garantire la qualità? Altrimenti la scuola si sfascia. Questa operazione, inoltre, permetterà agli enti di programmare gli interventi edilizi, invece di fare rincorse durante l’estate». I precedenti, però, sono tutti di segno opposto: contestazioni delle famiglie, e scelte dei presidi e dei collegi docenti, hanno sempre teso all’accoglienza di tutte le iscrizioni, specialmente alle superiori. «Non esiste il diritto di iscriversi a questa o quella scuola - rimarca Colosio -, ma soltanto al sistema scolastico».
«Spero non ci sia stata una corsa ad accaparrarsi indirizzi per alzare il numero degli iscritti», ha pure aggiunto il direttore regionale. Ha, quindi, invitato gli insegnanti a concentrarsi sul «core business» di ogni scuola e ad «uscire dallo scolasticismo per tornare agli elementi fondamentali del sapere». «Abbiamo una generazione di studenti disgrafici, che scrivono con la destra come se usassero la sinistra. Nella prima ria bisogna tornare a fare le aste e la "o" nel quadretto».
Pietro Berra

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