Fondi neri per le bonifiche
C'è chi tira in ballo Pozzi

Giorgio Pozzi, vicecoordinatore provinciale comasco di Forza Italia, sarebbe stato, fino allo scorso luglio, tra i soci di Rosanna Gariboldi, moglie di Giancarlo Abelli, padre della riforma sanitaria regionale nonché braccio destro del governatore Formigoni, indagata (e arrestata) per i presunti fondi neri per la bonifica del quartiere milanese di Santa Giulia

COMO Spunta anche il nome di Giorgio Pozzi tra le pagine dell’ennesimo scandalo sui soliti, presunti intrecci tra politica e affari in salsa lombarda. Il vicecoordinatore provinciale comasco di Forza Italia sarebbe stato, fino allo scorso luglio, tra i soci di Rosanna Gariboldi, moglie di Giancarlo Abelli, padre della riforma sanitaria regionale nonché braccio destro del governatore Formigoni, indagata (e arrestata) per i presunti fondi neri per la bonifica del quartiere milanese di Santa Giulia.
Tra le pagine dell’inchiesta milanese Pozzi sarebbe citato quale ex socio della moglie di Abelli, nonché membro di un club ristretto di cui farebbero anche parte almeno due assessori regionali, Massimo Buscemi da Varese (delega alle Reti e servizi di pubblica utilità), e il brianzolo Massimo Ponzoni (delega all’Ambiente). Nei confronti del vicecoordinatore del Pdl comasco non c’è alcun provvedimento da parte di nessuna autorità giudiziaria, e meno che mai da parte di chi indaga sullo scandalo Santa Giulia, ma il nome di Pozzi è scivolato in questi giorni fuori dai dossier su lady Abelli per confluire in un mega articolo del settimanale L’Espresso in edicola oggi, tutt’altro che tenero nei suoi confronti. «Brutto articolo», dice il diretto interessato che, oltre a smentire incroci pericolosi, minaccia querela.
Ma cosa si dice di così terribile sul suo conto? Secondo il settimanale del gruppo omonimo, Pozzi sarebbe membro di un network che orbita attorno a Rosanna Gariboldi che per anni miete affari sul mercato immobiliare fino a quanto, lo scorso luglio, la barca comincia a imbarcare acqua con le prime indiscrezioni sull’indagine in atto. A Desio c’è una società immobiliare denominata «Il pellicano», di cui fanno parte tutti: Pozzi, Ponzoni, Buscemi ma anche la Gariboldi, con partecipazioni al 17.5 % a testa. È la srl che qualche anno fa consentì la realizzazione di una serie di palazzine residenziali in quel di Cabiate, dalla quale, però, proprio a luglio, si sfilano tutti, Pozzi, Buscemi e la signora Abelli lasciando il pacchetto di maggioranza al solo Ponzoni, giovanissimo assessore formigoniano che ricompare, sempre in compagnia di lady Abelli, a pochi chilometri di distanza, dalle parti di Meda con una nuova immobiliare le cui tracce finiranno per perdersi tra le "grinfie" di un paio di finanziarie lussemburghesi.
Pozzi, lasciata la srl delle palazzine di Cabiate, riparte, sempre secondo L’Espresso, da Gallarate, piena provincia di Varese, dove insieme all’assessore Buscemi entra nel capitale di un’altra società dalla denominazione altisonante e ambiziosa, la «Lux usque ad sidera» (dal latino, luce fino alle stelle). Da qui, l’uno e l’altro parteciperebbero come soci di maggioranza a una operazione immobiliare che va a segno in una delle zone di maggior pregio nel centro della cittadina varesotta. La Galcentro srl, controllata dalla «Lux usque ad sider», nel maggio del 2008 acquista due ettari di terreno messi in vendita dall’istituto religioso delle Canossiane. Reati? Nessuno, almeno non per quanto riguarda Giorgio Pozzi che in queste ore cerca comunque di difendersi dall’etichetta sgradevolissima di «affarista» che gli si appiccica in virtù dei suoi trascorsi con la signora Abelli. Che, come noto, se la passa maluccio. Accusata di riciclaggio, si è appena vista respingere una istanza di scarcerazione e, tra una decina di giorni, giocherà le sue carte al riesame. La vicenda ruota attorno a un paio di milioni di euro che la guardia di finanza ha ripescato sul conto di una banca di Montecarlo, riconducibile direttamente alla moglie di Abelli. Si tratterebbe di denaro depositato tra il 2002 e il 2008 dall’imprenditore Giuseppe Grossi, pure lui finito in carcere, i famosi "fondi neri" di Santa Giulia, che la signora Abelli, assessore provinciale all’Organizzazione interna di Pavia, spiega come semplici prestiti e investimenti condotti in compagnia di quell’industriale di cui si fidava «ciecamente».
St. F.

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