Addio alla sorella del capitano Neri
La sua vita per fare luce sul mistero

Alice Canali è morta nella casa di riposo di Torno dov’era ricoverata da alcuni anni. Aveva 101 anni. Si è battuta per tenere viva la memoria del fratello Luigi, comandante partigiano, e della Gianna

Si è spenta, ieri mattina, a Villa Prandoni di Torno, dov’era ospite da alcuni anni, Alice Canali Grigioni. Nata a Como il 9 marzo 1914, da una famiglia operaia di tradizioni socialiste, era la sorella minore del capitano “Neri”, Luigi Canali, il leader morale della Resistenza comasca, sequestrato e ucciso dai suoi stessi compagni comunisti poche settimane dopo la Liberazione, il 7 maggio 1945.

Alice Canali ha dedicato l’intera vita a tener desta la memoria pubblica della figura del fratello, verso cui nutriva un amore sconfinato. Donna minuta, dietro l’apparente fragilità nascondeva in realtà una tempra d’acciaio: è stata questa grande forza interiore, alimentata sicuramente dalla fiamma delle fede, a consentirle di passare indenne attraverso la tempesta infuocata delle “idee assassine” del Ventesimo secolo: quelle idee che hanno armato, prima, i torturatori fascisti e poi i sicari, nonché traditori, di suo fratello.

Alice Canali ha condotto per 70 anni una battaglia che è stata la prosecuzione di quella avviata dalla madre Maddalena Zanoni. Le sue prime iniziative, furono di inondare Como di volantini, e di compiere opera notturna di attacchinaggio sui muri, scudisciando quell’opinione pubblica cloroformizzata dall’assordante silenzio dei media: unica voce, fuori dal coro, era quella di don Peppino Brusadelli, il quale, in anni in cui era prudente tacere, osava ricordare la fine cruenta di “Neri” e di “Gianna”, che non erano certo morti di polmonite.

Fu merito del marito, Armando Grigioni, che la fermò in tempo, se la vita di Alice allora fu salva. Qualcuno aveva infatti già pensato di tapparle la bocca per sempre.

La sorella di “Neri” fin dal maggio del 1945 aveva iniziato a indagare sulla scomparsa del proprio congiunto. Fu tra le ultime persone a vedere viva “Gianna”, la staffetta di suo fratello. Si era recata infatti con lei, in alto lago, il 23 giugno 1945, per interrogare i compagni partigiani. Sulla via del ritorno, le due donne si separarono, e ciò fu all’origine del brutale assassinio di “Gianna”, finita nelle mani dei suoi carnefici. Alice non smise di rimproverarsi l’imprudenza di aver lasciato “Gianna”, quella sera.

I funerali di Alice Canali avranno luogo domani alle 16, nella cappella di Villa Prandoni.

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