Addio don Lorenzo: «La guida di Olgiate
per oltre 34 anni»

Lutto Ieri si è spento a 93 anni lo storico prevosto, aveva ricoperto l’incarico in città dal 1976 al 2010. Don Crosta: «Ha lasciato un’impronta ancora visibile»

Addio a monsignor Lorenzo Calori. E’ morto l’altra notte all’ospedale Valduce, dove era stato ricoverato la sera stessa per un malore. Aveva 93 anni (il 18 novembre avrebbe compiuto 94 anni) 34 dei quali alla guida della comunità parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano. Parroco e pastore amatissimo. Prevosto emerito e cittadino onorario di Olgiate dal 2010.

Ieri mattina la Diocesi di Como ha comunicato la sua scomparsa con una nota ufficiale: «Lo affidiamo alla misericordia del Signore che ha servito per lunghi anni, mentre esprimiamo la nostra fraterna vicinanza a don Carlo (suo fratello, ndr) e ai loro familiari».

Lo scorso primo ottobre era tornato a Olgiate per festeggiare i 70 anni di ordinazione sacerdotale. Una celebrazione intensa e a tratti commovente, con cui – purtroppo – si è congedato per sempre dalla parrocchia di Olgiate dove aveva fatto il suo ingresso il 2 ottobre 1976, rispondendo all’incarico cui lo destinò l’allora vescovo di Como, monsignor Teresio Ferraroni.

Nella sua prima omelia disse: «Per voi sarò prete, con voi sarò cristiano», cifra del suo lungo ministero a Olgiate, che terminò il 12 settembre 2010. Ordinato sacerdote nel ’52, per 14 anni vicario a Menaggio, poi parroco a San Giorgio a Colico per 10 anni e dal 1976 prevosto a Olgiate. Nel 2010 si trasferì nella parrocchia di San Fedele a Como, col fratello monsignor Carlo Calori, con l’incarico di assistente spirituale all’ospedale Valduce. Da qualche anno viveva a Brunate dove, con il fratello, offriva un prezioso servizio alla comunità parrocchiale.

Anche in occasione del suo recente ritorno a Olgiate, rammentò la “chiamata” che lo portò in città: «Quando Ferraroni mi ha detto di Olgiate eravamo sul Bisbino. Io ero stato 14 anni a Menaggio, dove vedevo il lago e la Grigna, 10 anni a Colico con il lago e il Legnone: ricordo di avergli detto, in dialetto, “A Ulgiäa se gh’è? La palta”. Lui mi ha indicato il paese e mi ha detto: “Se guardi su, vedi il Bisbino”. E’ andata bene: sono restato 34 anni. Conoscevo le storie di tutte le famiglie, o quasi, e le loro facce. Ci tenevo tanto alla famiglia e ai malati. I malati e i funerali sono sempre stati “miei” e così sono entrato in tutte le famiglie». Per sua ammissione: «Incontrare le persone, conoscerle personalmente e amarle, nel senso di volere il bene dell’altro» è stato il modo con cui ha vissuto il sacerdozio. Guida salda e amorevole per generazioni di olgiatesi.

«E’ stato un grande pastore che ha seminato bene e ha seminato tanto – ricorda il parroco don Flavio Crosta - Ha lasciato una impronta che si vede ancora oggi, i cui frutti li raccogliamo noi. Tanti anni impegnativi, ma veramente coraggiosi per certi versi. Ha aperto tante strade e ha curato molto la comunità dal punto di vista spirituale, umano. Ha dato una spinta forte anche alle associazioni, ai gruppi, alla Caritas. Era coinvolto un po’ in tutti i gruppi, molti li ha aiutato a svilupparsi, come la banda, Avis, Sos, Caritas, Alpini. Ha sempre avuto una notevole collaborazione, una grande vicinanza e li ha sempre sostenuti. Ha fatto tanto e fatto bene anche da questo punto di vista».

Camera ardente nella cappella della Valduce. Stasera, alle 20.30 in chiesa parrocchiale, il santo rosario; dopodomani, alle 10 nella parrocchiale, le esequie presiedute dal vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni. Sarà tumulato a Canonica, nelle Valli Varesine.

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