Cantù, l’addio a Jennifer: «Il tuo coraggio esempio per tutti»

Dolore L’ultimo saluto di Vighizzolo alla studentessa. Ha lottato dalla nascita con una malattia metabolica. Don Paolo: «Ci ha insegnato a non arrenderci mai»

I suoi familiari l’hanno abbracciata fino all’ultimo, stretti l’uno accanto all’altro attorno alla bara bianca ricoperta di fiori per sostenersi, per trovare il coraggio di lasciare andare la loro Jennifer.

L’hanno imparato da lei, che non bisogna mai perdere l’incrollabile fiducia nel diritto alla felicità, anche se la vita pone davanti tanti ostacoli.

Terzo trapianto

Una vita troppo breve per Jennifer Gullotti, terminata a 19 anni appena all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove era ricoverata a seguito delle complicazioni emerse durante il terzo intervento di trapianto di fegato al quale si era dovuta sottoporre. Eppure, racconta con le lacrime agli occhi chi l’ha conosciuta, persino prima di entrare in sala operatoria l’ultima volta, segnata nel corpo da un’intera esistenza trascorsa a combattere contro la malattia, malattia metabolica di cui soffriva dalla nascita, lei ancora parlava del futuro che avrebbe avuto il diritto di avere davanti a sé. Ieri pomeriggio, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Vighizzolo, poco lontana da casa, si è celebrato il funerale della giovane.

Fortissima l’immagine della famiglia, di mamma Eleonora, papà Valter, la sorellina Emily, gli zii, in piedi attorno alla bara candida adornata di fiori chiari. Sono rimasti così per tutta la cerimonia, abbracciati, quasi a volerla proteggere ancora, come hanno fatto ogni singolo giorno passato con lei, sentito come fosse un bel regalo. Nonostante la fatica di convivere con la malattia e le lunghe degenze in ospedale Jennifer aveva tante passioni, la musica, il canto, la magia. Innamorata della scuola, iscritta in 5 AAC al liceo Enrico Fermi, corso del classico. I suoi compagni di classe non hanno potuto salutarla alla maturità, perché lei era già ricoverata, ma non sono mancati ieri, così come la dirigente Erminia Colombo e alcuni docenti.

Il mistero della morte, ha evidenziato don Paolo Dondossola nell’omelia, soprattutto quando arrivi così prematura e dopo così tanta sofferenza, lascia tante domande, per questo «vogliamo chiedere un po’ di luce in un momento di profondo buio».

«Non si lamentava»

Jennifer non ha mai voluto essere la sua malattia, e non si è mai lamentata di una vita apprezzata appieno, senza pensare che valesse di meno. Un coraggio enorme che commuove e turba persino, nella sua intensità cristallina.

«La malattia – ha proseguito don Paolo – rende il nostro corpo quasi un peso, una prigione, perché le limitazioni che impone sono più delle opportunità che offre. Questo porta ad abbatterci. Jennifer invece ha dato un esempio di grande forza d’animo. Ha sempre combattuto, sperando in un futuro migliore. Ci ha insegnato che non bisogna mai arrendersi».

Ora, la speranza che deve aiutare a lenire il dolore «potrai trovare le risposte alle tante domande che hanno accompagnato la tua breve vita. Che tu possa trovare la felicità che hai tenacemente cercato». Al termine della cerimonia familiari e amici l’hanno salutata per l’ultima volta sul sagrato, liberando in cielo una moltitudine di palloncini bianchi e blu con un augurio ad alta voce, così da essere certi che lo sentisse: «Buon viaggio Jennifer».

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