Como con il body... gaard. «Io aspetto lì gli avversari»

Ritiro Un martello del centrocampo, 1.92 si altezza, pettinatura da marine. Abildgaard Un acquisto pesante,

Sorride sempre prima di rispondere, anche se è di poche parole. Del resto lo dice il suo ruolo: niente fronzoli, giravolte o cincischiamenti, Oliver Abildgaard è lì per rompere il gioco altrui.

Un martello del centrocampo, 1.92 si altezza, pettinatura da marine. Un acquisto pesante, perché arriva da un anno di serie A nel Verona, dunque conosce il calcio italiano, e perché Abildgaard è entrato nel giro della nazionale danese. Una presenza sola, ok, ma la prima convocazione è sempre importante e non è detto che non ce ne possano essere altre. Abildgaard serve come il pane, in una squadra che ha alzato molto il livello della qualità ma anche l’utilizzo di giocatori offensivi e tecnici come Chajia, Kone, Da Cunha, Kerrigan forse Verdi. Serviva uno che facesse legna, ed è arrivato.

Contento di essere qui?

Molto. Sono contento di essere venuto al Como. E di poter proseguire la mia avventura nel campionato italiano.

Come mai ancora in Italia?

Non c’è una ragione vera. Al di là del fatto che mi sono trovato bene in Italia, dove ho conosciuto dei tifosi molto dedicati ai colori della squadra, quando sono rientrato dall’esperienza a Verona, ho aspettato delle offerte, e quando con il mio agente le abbiamo messe sul tavolo, questa era molto interessante, soprattutto per il progetto.

A Verona una salvezza attraverso lo spareggio con lo Spezia.

Sì, alla fine possiamo dire che abbiamo raggiunto l’obiettivo e quello era l’importante.

I tifosi del Verona ricordano di te anche una palla persa al 96’, da cui è scaturito un gol che vi ha mandato allo spareggio...

Ok, non si può essere perfetti, no? Qualche volta capita di sbagliare, ma l’importante è non mollare e cercare di sbagliare il meno possibile.

C’è una partita che ti ricordi particolarmente con il Verona?

Sì, il debutto a Napoli. Era la mia prima partita, in casa della capolista, ma siamo stati bravi a imporre lo 0-0.

Tu sei del Rubin Kazan. Come è stato essere di una società russa in questo periodo storico?

Ovvio che le vicende che hanno interessato il campionato russo abbiano avuto ripercussioni sulla mia carriera, ma credo anche che la guerra abbia rovinato la vita a tante persone e abbia cambiato il mondo, che mi sembra sciocco parlare delle ripercussioni calcistiche. Peccato non aver giocato lì, perché mi trovavo bene, e l’allenatore era molto bravo e mi ha insegnato molto.

Chi è Abildgaard?

Un centrocampista specializzato nel rompere il gioco agli avversari. Il mio compito è quello.

Che impressione ti ha fatto il Como?

Bello. Sto conoscendo il mister e i nuovi compagni.

Obiettivi?

Oh, sono appena arrivato. Sento parlare i compagni, sento parlare dei playoff... Vediamo.

Hai giocato anche in Champions.

Sì, è capitato con la maglia del Celtic. Bello.

E sei stato convocato in nazionale.

Una bella cosa. Lotterò per tornarci.

Hai avuto modelli o idoli? Il calcio danese ha scritto cose importanti.

Non sono uno che ha un idolo. Preferisco concentrarmi su me stesso.

Passioni fuori da campo?

Tante, ma non saprei dirne una. Non sono di quelli che vivono di calcio 24 ore su 24. E la mia passione è la famiglia.

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