Como diventi
la città di Volta

«In discrazia sono contento», dice l’improbabile tecnico di ascensori tedesco reclutato da Alberto Sordi nel memorabile film “Il Vedovo”, di fronte alla notizia di una cabina progettata da lui e precipitata.

Si potrebbe magari rifare la scena dopo quanto accaduto al Tempio Voltiano di Como, con una ingente parte del’intonaco del soffitto che si è abbattuta al suolo come la cabina dell’ascensore teutonico sordiano. Non è stata una disgrazia solo perché, per fortuna è accaduto di notte e nessuno passava

sotto. Allora prendiamola come un segno, uno spunto per accorgersi di qualcosa di importante e prezioso che Como e i comaschi hanno sotto gli occhi tutti i giorni senza rendersene conto. Siamo la città che ha dato i natali ad Alessandro Volta ma non ce ne ricordiamo troppo spesso. Non abbiamo la piena consapevolezza di cosa abbia rappresentato e rappresenti Volta per la storia dell’intera umanità. Un genio magari meno poliedrico di Leonardo Da Vinci ma che ha forse influito di più sul progresso della società. Dovremo pensare allo scienziato che riposa a Camnago ogni volta che azioniamo l’interruttore della luce, cambiamo il canale della televisione, mettiamo in moto l’automobile, rispondiamo al cellulare. Tutte queste e mille altre operazioni della vita di ogni giorno sono possibili grazie alle intuizioni che ebbe Volta circa 300 anni fa. C’è un celebre quadro che lo vede in cattedra all’università addirittura alla presenza di Napoleone , tanto per dare un ulteriore idea di cosa ha rappresentato questo personaggio per il suo tempo. Alessandro Volta è nato e morto a Como. Quanti suoi concittadini lo sanno? Per fortuna è arrivata un’iniziativa meritoria come il festival della luce, ma non basta. E poi c’è il Tempio Voltiano, uno dei monumenti più visitato di Como ma non dai comaschi. Un sito che racconta l’essenza di Alessandro Volta delle sue invenzioni, del suo essere scienziato. Negli ultimi mesi, la città si è accorta che il Tempio Voltiano non è solo un modo di indicare una parte del lungolago («si trova lì vicino al Tempio Voltiano», quante volte l’abbiamo sentito»?) solo quando è stato rubato uno dei cimeli custoditi: l’orologio di Alessandro Volta. Lo farà ancora oggi e per qualche giorno di fronte a questo disastro.

Ma questa può essere la volta (con la minuscola) per spostare il cursore della tastiera che scrive la storia di Como sulla maiuscola. Pensiamo di più a Volta, a quello che ha fatto e soprattutto a ciò che può ancora fare per la sua città e per la sua gente.

L’esempio di Lecco con l’altro don Lisander, il Manzoni, che neppure era di quelle parti, dovrebbe illuminare (appunto) Como. Perché quella dei cugini è la città manzioniana e la nostra non è voltiana? Valorizzare promuovere e curare di più il Tempio Voltiano potrebbe essere un buon inizio. Magari attraverso quel contagio virtuoso nella collaborazione tra pubblico e privato di cui faceva cenno l’altro giorno l’assessore Gerosa. Fuori le idee perciò. Ovviamente luminose.

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