Como: il paradosso
dello sconto benzina

Pronti ad andare su tutte le furie? L’argomento perfetto per causare un sensibile aumento del tasso di bile riguarda il costo della benzina e del diesel. Cominciamo. Dall’inizio dell’anno il prezzo del petrolio, al netto del cambio euro-dollaro, è sceso del 7%. Voi direte: sarà sceso anche quello del pieno. Sbagliato: quello è aumentato mediamente del 4%. A Como soffriamo la concorrenza della Svizzera, dove il pieno arriva a costare anche 15 euro in meno. Voi direte: i distributori in città saranno più convenienti che nel resto d’Italia, per reggere la concorrenza elvetica. Sbagliato: sono - eccezioni a parte - tra i più cari. E ancora. In tutta Europa soltanto Paesi Bassi e Gran Bretagna fanno concorrenza all’Italia sul costo di benzina e diesel. Negli altri il risparmio su un pieno è mediamente di 10 euro rispetto al nostro Paese. E siccome le compagnie petrolifere sono ovunque uguali - ovvero pronte a trovare una scusa per non abbassare i prezzi utilizzando gli stessi criteri seguiti quando si tratta di procedere a ritocchi al rialzo a causa dell’incremento delle quotazioni del petrolio - la colpa non può che essere una sola: le tasse.

Stando agli ultimi calcoli lo Stato incassa, tra Iva e accise, più di un euro per ogni litro di verde. Negli ultimi sei anni le tasse sui carburanti sono aumentate di oltre il 30% mentre il prezzo medio è salito di oltre il 35% (segno che lo Stato ci mette lo zampino, ma non è il solo). Anche alla luce di questi numeri fanno sorridere (al netto dell’aumento di bile di cui facevo cenno all’inizio dell’articolo) le promesse del governo di abbassare le tasse. Una famiglia che utilizza l’auto per andare al lavoro e, quando e se può, per una vacanza finisce per versare alle casse dello Stato, in tasse, non meno di mille euro all’anno. Nel 2010 ne versava meno di 700. Come si può vedere, dunque, i famosi 80 euro di Renzi li abbiamo pagati tutti con gli interessi a suon di pit stop al distributore.

In questo panorama Como potrebbe definirsi a suo modo un’isola felice, per merito della carta sconto. Ma a parte il fatto che quello sconto, ovviamente, finiamo tutti quanti per pagarlo trattandosi di soldi pubblici (quindi nostri), ecco che la tessera benzina ha creato un effetto paradossale. Per accorgersene basterebbe dilettarsi a controllare i prezzi del carburante in provincia di Lecco o in quella di Milano, tanto per non andare lontani. Finiremmo per scoprire che mediamente quello che ci viene chiesto qui a Como è di più rispetto al resto d’Italia.

Prendiamo ad esempio il prezzo praticato al Carrefour, in assoluto il pieno più economico della città. L’ultima rilevazione cittadina - come potete leggere a pagina 16 - di racconta che un litro di verde costa 1,529. Al Carrefour di Verbania è 1,509, a quello di Borgomanero 1,489 mentre a Giussano addirittura 1,479. Ben 5 centesimi di differenza che, tradotti su un pieno, consentono un risparmio tra i 2,5 e i 3,5 euro a secondo della capienza del distributore. Cambiando marchio, la musica non cambia: Eni di piazza Camerlata, verde a 1,620 euro al litro; Eni di Molteno, verde a 1,496 euro al litro. Eni di Treviglio: 1,457 euro al litro. In questo caso la differenza su un pieno della stessa marca arriva a toccare anche i 9 euro. Difficile pensare che la colpa di questi prezzi non sia direttamente connessa con l’esistenza della tessera sconto, che finisce per penalizzare chi la riduzione della Regione Lombardia - pagata, giova ripeterlo, con i soldi di tutti noi - non ce l’ha.

Sarebbe bello poter chiedere conto di tutto questo a qualcuno, ma la certezza di sentire il rumore di qualche assurda giustificazione fa passare la voglia di farlo. Son rimasto a secco di parole. Quanto fa un pieno?

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