Corno non perde il vizio: promosso in A2 con Giussano

Il personaggio «E’ un tipo di soddisfazione creata da me che mi riporta al mio primo titolo, lo scudetto Cadette che vinsi a Roma»

Non sarà come la Coppa dei Campioni vinta al Pianella con la grande Comense (tanto per citare uno dei suoi innumerevoli trionfi), ma la promozione in serie A2 conquistata a Giussano è nel suo piccolo un’altra impresa di Aldo Corno. Il guru dell’epopea nerostellata, 72 anni, da poco trasferitosi da Casnate a Guanzate, era sceso in B l’anno scorso e in due stagioni ha portato le monzesi per la prima volta in A2.

«E mi ha dato una soddisfazione enorme – sottolinea – perché ho visto il coronamento del lavoro che ho svolto. Ero infatti andato a Giussano per dare una mano e per far migliorare le giocatrici. Non abbiamo costruito la squadra prendendo giocatrici di categoria superiore, ma ci siamo fatti da soli e le ragazze sono salite di livello».

Due finali in due anni. «L’anno scorso si era infortunata una giocatrice, e in finale abbiamo toppato 5’ a San Martino di Lupari. Ma è stato meglio così, dovevamo consolidarci. Quest’anno non mi sono fatto fregare nella final four regionale e ho fatto giocare le giovani. In finale abbiamo trovato Rovigo che aveva tante ex A2 ed era favorita: persa la prima gara, le abbiamo studiate, al ritorno ho messo la box and one sulla play, e abbiamo stravinto».

Che esperienza è stata la serie B ? «Chiaro, il campionato non è granché. Ma mi sono divertito. In due anni non ho fatto un video, ma mi sono solo preoccupato di far crescere le giocatrici».

E Corno ? «Loro insistono e danno per scontato che io resti. Io voglio pensarci, perché è vero che l’A2 non è l’A1 come impegno ma ci sono comunque delle trasferte lunghe. Ma finirà che resto».

Ma insomma, meglio di una Coppa dei Campioni... ? «Sono concetti troppo diversi. Però alla mia età, con lo spirito giusto, è un tipo di soddisfazione creata da me che mi riporta al mio primo titolo, lo scudetto Cadette che vinsi a Roma con Serradimigni e Tufano contro il Vicenza di Fullin e Pollini».

© RIPRODUZIONE RISERVATA