Crollo all’Insubria
Giù una lastra dal quinto piano

Il materiale è atterrato sul tetto di un cantiere che appartiene al Politecnico, i due atenei condividono gli spazi della struttura.

Cade una lastra dal quinto piano, ma per fortuna l’università era chiusa. Nella settimana di ferragosto in via Valleggio è crollata una lastra di rivestimento del muro esterno dalla cima dell’edificio centrale dell’università dell’Insubria. Il punto più alto.

Il materiale è atterrato sul tetto di un cantiere che appartiene al Politecnico, i due atenei condividono gli spazi della struttura.

La lastra staccatasi dalla parete ha lesionato due vetrate ai piedi dell’edificio che, essendo fatte di materiale antisfondamento, hanno retto all’urto. La zona limitrofa dopo un sopralluogo dei vigili del fuoco è stata dichiarata inagibile.

Il lavori di ripristino della situazione originaria del cantiere e della parete dovrebbero terminare lunedì.

In questi giorni sono infatti in corso i lavori necessari per rimuovere il rivestimento caduto. Il crollo ha bloccato anche il passaggio verso le segreterie, e ora le transenne disegnano un percorso alternativo per evitare anche gli utenti siano costretti a passare davanti alle scalinate a ridosso delle quali è piombata la lastra staccatasi dalla parete.

In via Valleggio al momento del crollo non si studiava, l’incidente, stando alle prime ricostruzioni, è accaduto nella notte del 14 di agosto, forse il 15 mattina. Il rettore Alberto Coen Porosini tranquillizza studenti e utenti: «Non so dire se ci sia una relazione tra il vicino cantiere e la caduta di questa lastra.

È accaduto durante la normale chiusura estiva, la settimana di pausa.

Adesso comunque l’università è regolarmente in funzione, tutto è stato subito ripristinato e messo in sicurezza. Abbiamo preferito transennare per evitare che studenti e docenti passino in prossimità della scalinata dove ci sono i lavori di sistemazione».

Nessuno spavento dunque, nè ripercussioni per le persone grazie proprio alla pausa estiva dell’ateneo. Se l’università fosse stata aperta le conseguenze per gli studenti e i lavoratori del cantiere sarebbero state probabilmente diversi.

Intanto proseguono gli interventi al vicino cubo dei chimici, la cui consegna è stata stimata entro la fine dell’anno.

A settembre invece proprio il rettore Coen dovrebbe tagliare il nastro dei nuovi uffici denominati Manica lunga, il caseggiato che da Sant’Abbondio corre su via Regina. L’occasione giusta potrebbe essere l’inaugurazione del nuovo anno accademico, cerimonia che quest’anno si svolgerà a Como. n S. Bac.

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