Filippo Andreani: «Il mio Como sottopelle»

Il personaggio La canzone dedicata alla curva e la vita del cantante tifosissimo degli azzurri

«Sai che cosa c’è? C’è che niente mi sta bene addosso come te, come te, fiera e ribelle, ho il tuo nome sottopelle! E non ci lasciano stare, le sirene cantano per noi che d’acqua dolce siamo marinai. Sai che cosa c’è? C’è che resto sempre senza voce insieme a te, e anche se non siamo stelle abbiamo il cielo sulla pelle! E io mi lascio abbracciare, con la gola bruciata, con la gente sbagliata, da quella sciarpa di lana che ricorderai e che non tolgo mai!».

È un pezzo della canzone “Sottopelle” di Filippo Andreani (nell’album “Detto tra noi”), cantautore, tifosissimo del Como e assiduo frequentatore della curva. Il calcio nelle sue canzoni c’è sempre. Dai brani dedicati a Stefano Borgonovo e a Gigi Meroni ai riferimenti che infila dentro qua e là, come un filo conduttore. Ora ecco ora un brano dedicato ai tifosi.

«Sottopelle è una dedica alla gente del Como, ai colori, alla sensazione di appartenenza, di gioia, di amore che ti dà essere abbracciato dai colori della tua squadra. Una dedica alla gente della curva da cui, nonostante oggi io sia grandicello, continuo a impara re qualcosa. Come quest’anno, quando hanno continuato a incitare anche nei momenti più bui».

Perché nel testo si legge «gente sbagliata»? «Perché la curva ha un potere incredibile di azzerare le diseguaglianze sociali. Uno dei pochi posti dove davvero chi sei, cosa fai, quanti soldi hai, che gusti hai sono aspetti che passano in secondo piano. Ed è un miracolo nella società di oggi. Mi piace andare lì. La “gente sbagliata” è una forma per fotografare il fatto che si tiene a braccetto e beve una birra insieme gente che fuori da lì non si frequenterebbe mai. Per me è un simbolo di libertà».

Tifoso de Como dal...? «Dalla fine degli Anni Novanta. Tardino, avevo già 21 anni. Ci andai con amici, ma mi colpì subito l’ambiente e non ho più smesso». Cosa non ti piace? «L’idea dei nuovi stadi mi lascia un po’ basito. Questa idea dell’impianto ricco di accessori che non c’entrano nulla con la partita temo possa viziare i tifosi, come li intendo io». Nel nuovo disco, ci sono una canzone dedicata a Di Bartolomei e una a Maradona: «La prima, per una vicenda che mi ha raccontato un amico di Roma e ho voluto raccontarla. La seconda perché Maradona è il dio del calcio. Ce l’ho tatuato sulla gamba. Lui è stato il massimo».

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