Gli Eagles alla squadra: «Dobbiamo andare in A»

Il colloquio I tifosi della curva criticano Da Ros e Sacchetti per alcuni atteggiamenti

La squadra a raccolta sotto la curva. Per prendere l’incitamento – lo sprone più che altro – da parte della tifoseria. Non è sfuggita la scena finale a Desio, pochi istanti dopo l’ultima sirena della partita persa contro Forlì. Una partita che ha stimolato, e non in senso positivo, il pubblico canturino.

Qualche fischio, molta contrarietà rispetto ad alcune scelte.

Anche coach Meo Sacchetti è apparso deluso come non mai nelle sue dichiarazioni nel dopopartita. E, nell’ultimo time out, non ha nemmeno dato indicazioni.

Subito dopo la fine della partita, la squadra si è abbracciata a centrocampo, e fin qui tutto nella norma.

Poi, gli Eagles hanno fatto ampi cenni, invitando giocatori e staff a non rientrare subito negli spogliatoi. È stato l’assistente Max Oldoini – Sacchetti era già rientrato negli spogliatoi -, a portare i giocatori sotto il settore occupato dagli Eagles.

Compatti, i tifosi si sono fatti sentire. Chiedendo più impegno, unità di intenti e maggiore coesione alla vigilia della parte decisiva della stagione. Come sono andate le cose, lo racconta l’anima degli Eagles, Francesco “Juary” Morabito: «Ovviamente non c’è stato nulla di premeditato, è stata un’iniziativa di curva nata spontaneamente alla sirena. Abbiamo atteso che uscissero i giocatori di Forlì e gli arbitri e abbiamo chiamato a raccolta la nostra squadra».

Ai giocatori e allo staff della S.Bernardo sono arrivate parole molto chiare e dirette: «Queste partite non vorremmo più vederle. Noi non “vogliamo” andare in serie A, ma “dobbiamo” andare in serie A. E dobbiamo farlo tutti insieme, perché non è questo il momento delle divisioni».

Per “Juary”, servirà il contributo di tutti: «Non bastano solo gli Eagles, la squadra ha bisogno di tutte le componenti. Non parliamo di questioni tecniche, non ci compete. Parliamo di incitamento e dello spirito di squadra, che occorre ritrovare al più presto».

Si chiede un cambio di mentalità, ma anche più coinvolgimento emotivo: «Ci ha dato fastidio vedere il capitano un po’ troppo defilato. Se Da Ros è il capitano, che faccia il capitano. Abbiamo notato anche l’assenza del coach, ma sa già che siamo arrabbiati per il fatto che se ne sia andato. Si sta insieme anche in questi momenti e ci piacerebbe vedere, in generale, più unità di intenti».

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