La “Schindler’s list” del Papa
Svelata dal giornalista comasco

Negli anni della dittatura in Argentina, Jorge Mario Bergoglio aiutò oltre un centinaio di dissidenti a fuggire dalla repressione. I racconti dei testimoni raccolti in un libro dal giornalista comasco Nello Scavo

Como

Ana e Sergio vivono in Italia da trent’anni. Dopo che sono riusciti a fuggire dalle torture e dalla persecuzione della dittatura argentina, grazie a Papa Francesco.

Jorge Mario Bergoglio come Oscar Schindler, l’imprenditore che salvò dai nazisti centinaia di ebrei. A scoprire la lista Bergoglio, composta da almeno cento tra uomini e donne messi in salvo dall’allora Superiore provinciale dei gesuiti argentini, il giornalista comasco Nello Scavo. Cronista di Avvenire, è l’autore di un libro che sarà in edicola a fine settembre e che raccoglie la testimonianza di una ventina di persone salvate dall’attuale Pontefice.

«Lo spunto - racconta Nello Scavo - è arrivato la notte dell’elezione di Papa Francesco. Di lui conoscevo molto poco. e poche ore dopo la fumata bianca cominciarono a montare le prime accuse contro di lui di aver collaborato il regime di Videla. Ho passato la notte a cercare materiale su internet su questa polemica e all’alba mi ero convinto che le accuse erano claudicanti. Tutto sembrava scritto a tavolino».

Da cronista di razza, Nello decide di scavare: «Mando un sms al mio direttore e gli scrivo: “ho studiato il caso, sento puzza di bruciato, facciamo un approfondimento?”. Al giornale mi hanno detto di andare avanti e così ho iniziato a trovare conferme o smentite alle accuse rivolte a Bergoglio».

L’inchiesta giornalistica parte: «Riusciamo a trovare uno dei preti che inizialmente avevano accusato Bergoglio di essere il loro delatore, e quindi di aver causato il suo arresto, che si spiega come negli anni Novanta aveva svolto delle indagini e avuto certezza che se non ci fosse stato Bergoglio non si sarebbe salvato».

L’inchiesta attira anche altre testimonianze: «Hanno cominciato ad affacciarsi alcune persone che iniziarono a raccontarmi: “sai, che a quei tempi Bergoglio mi diede protezione”. Il loro numero cresce e riesco così a mettere insieme 4 o 5 testimoni». Che nelle settimane crescono fino a diventare le storie, una ventina, che Nello ha raccolto nel suo libro “La lista di Bergoglio”, in uscita a fine mese ed edito da Emi.

«Una delle persone con cui ho parlato ciclostilava clandestinamente una rivista letteraria, ai tempi della dittatura militare argentina - racconta ancora il cronista di Avvenire - Mi dice: “Io non sono battezzato, non sono credente, ma Bergoglio mi protesse e grazie ai gesuiti riuscii a scappare prima in Uruguay e poi in Brasile”, dove viene accolto in una casa collegata ai gesuiti di San Paolo. E alla prima occasione riuscirono a caricarlo su una nave mercantile diretta in Italia». Verso la salvezza.

«Il Papa forse non lo ammetterà mai, ma abbiamo scoperto che all’epoca aveva creato una catena di solidarietà e di salvataggio dei dissidenti e dei perseguitati nella quale ogni anello non sapeva dell’altro».

Un’inchiesta non necessariamente facile: «Mi hanno colpito molto i silenzi degli amici di Bergoglio - racconta ancora Nello Scavo - Non mi hanno raccontato quasi nulla delle persone salvate dal Papa, in questi quarant’anni si sono imposti un riserbo assoluto perché Bergoglio non si è mai voluto vantare. E i motivi sono due. Il primo me l’ha spiegato un suo conoscente: il Pontefice non ci tiene che ci siano operazioni di marketing attorno alla sua immagine. Il secondo è una mia deduzione: il dolore per quello che è successo in quegli anni, soprattutto per i desaparecidos, per i bambini strappati alle madri poi uccise, per le torture è talmente forte che nella psicologia di Bergoglio vantarsi di aver salvato qualcuno è nulla nei confronti del dolore di queste persone».

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