L’abbraccio di Como ai profughi ucraini: «Una prova di umanità»

La festa Il bilancio a un anno dall’inizio della guerra tra folklore, allegria e una riflessione sul futuro. Cinque le realtà coinvolte, almeno 200 gli assistiti

Nel campetto da calcio un nugolo di bimbetti biondissimi si passano la palla al ritmo di secchi ordini in ucraino, mentre due ragazzine sul palco provano “Bella ciao” nella stessa lingua.Festa dell’accoglienza ieri all’oratorio di San Bartolomeo, dove cinque realtà impegnate da un anno nell’assistenza a chi scappa da guerra hanno voluto fare il punto della situazione e stringersi in un grande abbraccio. Caritas, associazione Eskenosen, Cometa, Orizzonti inclinati e parrocchia di Rebbio sono i cinque terminali di questo incredibile meccanismo di solidarietà scattato un anno fa che - come dice con ammirazione il prefetto Andrea Polichetti, «ha reso di fatto quasi inutile l’intervento pubblico».

Erano in 120 a tavola, fra un piatto di pasta e qualche specialità ucraina - involtini con il riso e borscht, la zuppa di barbabietole - poi la festa in cortile con poesie e canti, costumi e acconciature. Tanti bimbi, tante famiglie, sorrisi e occhi lucidi. Una festa vera, popolare, e subito dopo all’Astra è stato il tempo delle riflessioni e degli impegni, perché la guerra non si sa quanto durerà ancora e soprattutto bisogna pensare in prospettiva alla vita di queste persone - difficile dire quante sono, almeno un paio di centinaia - che non hanno solo bisogni materiali ma anche psicologici, culturali, relazionali.

Per questo due degli attori di questa rete - Eskenosen e Cometa, per le quali ieri erano presenti Nino Spreafico e Paolo Binda - stanno lavorando anche a progetti che riguardano l’apprendimento della lingua, la formazione e l’inserimento professionale, ma anche il vissuto dei bambini, raccontato in un documentario.«L’accoglienza degli ucraini ha trovato risposta molto spesso nelle famiglie - dice il prefetto - Questo processo è avvenuto con grande sforzo, ma anche con la giusta naturalezza perché è prevalso quel senso di umanità che deve essere il punto di inizio di qualunque tipo di accoglienza. Avevamo a disposizione anche i centri pubblici ma non ne abbiamo avuto quasi bisogno, e questo è un bel risultato di umanità per la nostra provincia».

L’associazione Nuovi orizzonti ha portato a Como diverse famiglie, quattro delle quali sono ancora ospiti nell’ex asilo di Casnate con Bernate: «Ma ci stiamo vedendo proprio in questi giorni per capire come andare avanti nella nostra opera», dicono Francesca Monetti e Alice Picciuca.

La parrocchia di Rebbio ha accolto trenta profughi e ne assiste un’altra settantina per il cibo: «Il bilancio è certamente positivo - dice don Giusto Della Valle - Si sono date da fare tante realtà e tante famiglie. Como ne viene fuori bene, fossero tutte così le mobilitazioni per l’accoglienza...».

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