Platani, l’assessore non ci sta
«Ecco perché andavano potati»

Daniela Gerosa replica agli esperti del verde Mantero e Trabella. Ma un altro agronomo rilancia: «A questo punto meglio toglierli»

«Sperpero di soldi pubblici? Follia? No, mi spiace stiamo parlando di sicurezza».

Daniela Gerosa, assessore comunale al Verde pubblico, difende il piano delle potature avviato dal Comune in città, comprese quelle sui platani in via Napoleona contestate dal patron di Orticolario, Moritz Mantero e dall’agronomo Emilio Trabella. Secondo Mantero, l’intervento di potatura, inserito nel calendario di Palazzo Cernezzi, avrebbe mutilato i platani fino a ridurli ad «appendini per paltò» e il risultato nel medio periodo sarebbe l’indebolimento dell’apparato radicale fino a «farli cadere con una spinta».

La presa di posizione di Mantero, convinta e condivisa anche ieri da parecchi agronomi, secondo l’assessore non tenuto conto del fattore essenziale rappresentato dal contesto in cui quei platani sono nati, cresciuti e continuano a pendere: sotto le loro chiome scorre una delle più importanti direttrici stradali di Como e sotto il terreno ripido in cui affondano le radici c’è la ferrovia. «La prima cosa da tenere presente è il luogo dove si trovano queste piante - chiarisce l’assessore Gerosa - Non siamo in un giardino o in un parco ma a bordo di una strada, la più trafficata di tutte, e a monte di una linea ferroviaria. È evidente che in queste condizioni non si è potuto consentire che le piante crescessero in forma libera, ossia naturale e con chiome estese: sono state allevate con chioma stretta e in forma obbligata». Le potature sulla Napoleona sono state eseguite per equilibrare e contenere le chiome degli alberi nel rispetto delle loro forme: «In questi casi, mi assicurano i tecnici, l’intervento corretto consiste nel diradamento dei nuovi rami che si sono sviluppati nell’ultimo anno di vita della pianta, eliminandoli alla base e formando le cosiddette “teste di salice”. Si sono, inoltre, dovuti ridurre il peso e la lunghezza di alcuni rami, per rispondere a criteri di staticità e di spazio. E di sicurezza, ripeto».

Nel frattempo, tra le potature severe del Comune e la conservazione della chioma suggerita da Mantero, nella guerra dei platani in via Napoleona ieri è spuntata una terza via: l’abbattimento. «Piuttosto che mutilarli in continuazione li taglino subito e sia finita», afferma senza remore Ernesto Mistrangelo, esperto agronomo che due settimane fa ha tenuto un convegno alla scuola di Minoprio in tema di potature e qualche anno fa aveva studiato i platani in questione. Concorda con entrambe le parti in causa, e va oltre: «Il peccato originale è stato piantarli e lasciarli crescere allo stato brado su un versante inclinato dove non c’è terra per lo sviluppo delle radici. Con una potatura così importante l’apparato radicale che li tiene in piedi degraderà. Ma adesso ha poco senso disquisire sulle potature, l’unica scelta coraggiosa e sensata sarebbe l’abbattimento e la sostituzione con piante più piccole e idonee».n

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