«Tre giorni prima di essere rapita...» Il sequestro Cristina Mazzotti. la seconda puntata

Il podcast Il ricordo del giornalista Emilio Magni, amico della famiglia e cronista che seguì e raccontò tutte le fasi del rapimento e dell’omicidio

«Tre giorni prima del rapimento, Cristina teneva mia figlia sulle ginocchia al bar e le comprò una cicca americana. È una triste storia che ha segnato la mia vita, come cronista ma soprattutto come uomo». Tocca al giornalista Emilio Magni, storica firma de La Provincia, tornare con la memoria al sequestro di Cristina Mazzotti, un caso ancora aperto a cui è dedicata la terza stagione del podcast “Anime nere” scritto da Martina Toppi e Luca Meneghel.

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La seconda puntata è disponibile sul sito de La Provincia e sulle principali piattaforme (Spotify, Amazon Music, Google Podcast e Spreaker). L’obiettivo è dare voce a testimoni ed esperti per raccontare il primo sequestro operato dalla ‘ndrangheta nel Nord Italia, un caso che nel 1975 tenne l’Italia con il fiato sospeso fino al ritrovamento del corpo della ragazza senza vita.

All’epoca Magni seguì la vicenda da giornalista, con un forte coinvolgimento emotivo: «Conoscevo Cristina da molto prima del sequestro - ricorda - perché frequentavo la casa erbese del nonno Alberto Airoldi e lei trascorreva molto tempo lì, sin da quando era una bambina». Magni ebbe anche il compito di comunicare ai familiari che il corpo della ragazza era stato ritrovato in una discarica: «Dalla casa ho sentito un urlo che mi è rimasto dentro tutta la vita».

Non mancano le sorprese. Poco prima di morire, l’ex presidente della Figc Carlo Tavecchio ha confessato a Magni - che sta scrivendo un libro sul sequestro Mazzotti - di aver avuto un ruolo nelle trattative con i rapitori: «All’epoca Tavecchio era un funzionario della Cassa rurale di Alzate Brianza e andò a portare parte dei soldi ai rapitori. Erano 500 milioni di lire, li lasciò su un ponte ferroviario tra Airuno e Calco seguendo le indicazioni dei rapitori».

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