Trovata la Coppa del 1949: «La ridò al Como»

La curiosità A mostrarcela, nella sua casa che domina il lago, è Beppe Pisani, personaggio noto e trasversale della città, imprenditore e tifoso

La questione delle Coppe del Como vendute, regalate, sparite dalla sede nell’arco di tre fallimenti, è già stata tema di letteratura. Ora ne salta fuori una: e che Coppa! È quella della promozione in A del 1948-49, la prima nella massima serie della squadra azzurra. A mostrarcela, nella sua casa che domina il lago, è Beppe Pisani, personaggio noto e trasversale della città, imprenditore e tifoso, giornalista per l’Ordine e per il Giornale, ex radiocronista dal 1974 al 1982 nella sua Radio Lario.

Pisani la recuperò in un negozio di antiquariato: «Capitò parecchi anni fa. Entrai in questo negozio, visto che ero appassionato e collezionista di opere in bronzo, e mi cadde l’occhio su quel trofeo. Pensai a una riproduzione invece era proprio quella vera. Che ci faceva lì? Fatto sta che l’ho comprata, tra l’altro per pochi euro, e me la sono portata a casa. Avrei avuto voglia di darla subito al Como, ma sono stati anni di società un po’ così, non vedevo una prospettiva. Pensate se l’avessi data prima degli ultimi fallimenti... Che fine avrebbe fatto?». Invece adesso... «Non seguo assiduamente, ma mi pare di aver capito che adesso è arrivata gente seria e di lunga prospettiva. Adesso potrebbe essere il momento giusto. Anche se sarebbe meglio un accordo di comodato d’uso: se cambia la proprietà, la Coppa torna indietro. Metti che torna un altro Preziosi...», e sorride amaro.

Pisani fu il pioniere delle radiocronache: «Avventure che adesso paiono di un altro mondo. Non potevamo stare sugli spalti, dovevamo inventarci postazioni, angoli, pertugi. Spesso su terrazzi dei palazzi. Anche a Como facevamo le radiocronache da un balcone sopra lo stadio. Ricordo tante trasferte, c’era un bel rapporto con i dirigenti, spesso si viaggiava insieme. E poi ero amico di tanti giocatori, Correnti, Fontolan, Vecchi...».

Pisani smise di andare allo stadio dopo l’Heysel: «Ero lì per l’Ordine e vissi tutti quei momenti drammatici. Mi si spense la passione. Anche se l’ultimo episodio risale alla Coppa Intercontinentale a Tokyo: ero amico di Bettega ed ero in campo come fotografo e c’è una immagine dopo l’ultimo rigore in cui corro verso i giocatori che si abbracciano ma scivolo sul campo bagnato. Una classica scena da Mai dire Gol che si vede su youtube e sulla quale i miei figli ancora ridono».

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