
Sport
Mercoledì 10 Agosto 2011
Bruno, il "duro" del calcio
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"In fondo ero uno di quei difensori veri come adesso non ce ne sono più" dice l'ex comasco. L'intera intervista su La Provincia di mercoledì
Non uno "scarpone" qualsiasi, insomma. Ha vinto campionati di B, due coppe Italia, la Coppa Uefa con la Juve. Grinta di qualità, e che qualità. Ma la sua immagine è quella, e quella resterà. Il picchiatore, il duro. Nessuno come lui. Non a caso, ancora oggi a quasi cinquant'anni, la sua immagine campeggia in questi giorni come testimonial del fantacalcio della Gazzetta dello Sport Pagine intere col suo volto e il celeberrimo slogan sul gioco che si fa duro e i duri che entrano in gioco. Inevitabile, hanno pensato a lui. E a una fama che Bruno cominciò a conquistarsi proprio qui...
«Già - ride divertito Pasquale, al telefono dalla spiaggia in Puglia, dove sta proprio allestendo insieme agli amici la sua squadra di Fantacalcio -, è il mio modo personale di restare nel mondo del calcio... Non posso certo dire che mi dia fastidio. Anche se allora, ogni tanto, questa fama qualche problema me lo creava. Immeritata? Diciamo che ero un giocatore deciso, ma non scorretto. Poi certo, ci ho messo del mio. Qualche volta ho avuto atteggiamenti un po' eccessivi. Ma la fama di duro non mi dava poi così fastidio. In fondo ero uno di quei difensori "veri" come adesso non ce ne sono più». Probabilmente no, su questo ha ragione, se hanno pensato a lui.. «Ce n'è uno solo che mi piace adesso, Paolo Cannavaro, il fratello di Fabio. Lui mi piace, per il resto, lasciamo perdere...».
Leggi l'intervista completa su "La Provincia" del 10 agosto
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