Procida, sulle tracce del Pierlo e Riva
«Ha già le sembianze del veterano»

Come i due mostri sacri canturini, il giovane della S. Bernardo in Nazionale nemmeno diciannovenne

Antonello Riva e Pierluigi Marzorati: vale la pena scomodare due mostri sacri del basket per parlare di Gabriele Procida e del suo imminente esordio con la Nazionale maggiore.

Perché anche loro, come il talentino cresciuto nel Pgc, hanno debuttato nemmeno diciannovenni in Nazionale e – proprio come Procida – sono stati da subito indicati come dei “predestinati”.

Altra “coincidenza”: l’esordio di Procida, come per i due vecchi assi del basket canturino, avverrà in un contesto non decisivo, visto che l’Italia è già qualificata per gli Europei del 2022. C’è tutto, quindi, per far bene anche in azzurro, senza pressioni e l’obbligo del risultato a tutti i costi.

Ricorda tutto del suo esordio il bomber per eccellenza, che con Procida condivide anche lo steso ruolo di guardia: «Era il 2 febbraio del 1981 - dice Riva, da ieri cittadino onorario di Cantù - debuttai in una partita tosta, ma senza nulla in palio, in un’amichevole contro i migliori stranieri della serie A. La prima convocazione non si scorda mai, è un’emozione particolare. Il ricordo più bello? Aver potuto passare alcuni giorni con i miei idoli, come Meneghin e Marzorati. E poi il ct Gamba era un allenatore che aveva una statura che rendeva importante il momento della convocazione».

Ora tocca a Procida: «L’impatto sarà forte, spero lo sia anche per i giovani di oggi: purtroppo alcuni giocatori negli ultimi anni molti hanno posto condizioni per vestire l’azzurro. Spero per Procida, come lo è stato per me, che il debutto in Nazionale sia un ulteriore motivo per migliorarsi. Intanto questa convocazione è una conferma che sta facendo bene, ma deve essere anche un stimolo per andare avanti su questa squadra».

Riva non ha ancora avuto modo di conoscere personalmente Procida, ma è rimasto colpito dal suo modo di giocare: «Sa esattamente cosa deve fare per diventare un giocatore determinante. Il suo corpo in campo però dice una cosa importante: ha le movenze di un veterano, è sicuro di sé e questa convocazione per lui sarà un “booster” che lo aiuterà nella sua crescita».

Ma Riva si rivede un po’ in Procida? «Siamo differenti: lui è più alto e longilineo. Però mi rivedo nel suo atteggiamento in campo: non gli interessa l’avversario e cerca di prendere sempre la decisione giusta».

Anche Pier Luigi Marzorati ricorda l’esordio in azzurro: «Era l’agosto del 1971, disputammo un torneo in preparazione degli Europei in Germania, giocai contro Israele. Fu più un premio per il mio percorso nella Juniores e nell’Under 21: ero giovane e portavo le borse, più che giocare… Non mi emozionai molto, ma quell’esperienza fu formativa, perché cominciai a entrare nel gruppo azzurro».

Consigli per Procida, che si appresta a partire per la “bolla” di Perm? «Posso dare dei suggerimenti: la convocazione dice che su di lui c’è un progetto, quindi sia uno stimolo per lavorare sulle attitudini e per cominciare a capire i difetti. Ha doti eccezionali: sa entrare a freddo, prendendosi responsabilità col vizio di segnare spesso. Ha già una non comune base di autocontrollo, freddezza e determinazione. Deve sistemare qualcosa in difesa, magari metter su qualche chilo, ma non sta a me dare giudizi».

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