Rato, l’emigrante in moto
In Spagna a 15 anni

Categoria Moto 2, quella che nel motomondiale è la classe di mezzo, moto da 130-140 cv, sicuramente già molto grandi e potenti

Mattia Rato, a soli 15 anni, ha preso armi e bagagli e si è trasferito a correre in Spagna. Categoria Moto 2, quella che nel motomondiale è la classe di mezzo, moto da 130-140 cv, sicuramente già molto grandi e potenti per un ragazzino di quella età. Una scuola importante, in un campionato molto competitivo, che rappresenta la più importante palestra propedeutica verso il motomondiale, il trampolino di lancio che ha sfornato decine di spagnoli oggi protagonisti nelle massime categorie del mondiale. Abbiamo incontrato lui e il padre, davanti a un piatto di pesce, per raccontare il senso di questa avventura. Non prima di aver raccontato però che nelle prime quattro gare, due sulla pista di Estoril e due sulla pista di Portimao, il ragazzino che avrebbe dovuto avere, secondo qualcuno, problemi a qualificarsi, si è comportato benissimo.

A metà schieramento in prova, e a punti in gara: 11°, 13°, 9° e 12° su 21 piloti, che poi sarebbe 10,° 11°, 7 e 10° se si guarda solo alla Moto2, visto che in gara ci sono anche delle stock 600 che fanno classifica a parte. Ma al di là di un posto più avanti o meno, è stato il fatto di vederlo in bagarre a centro gruppo che ha già rappresentato uno step notevole.

«Certo, salire su una Moto2 è stato importante. È una moto diversa dalla Moto3, dove ero penalizzato dalla mia altezza e dal mio peso. Qui si derapa anche di potenza. Perché in Spagna? Dopo due anni al Civ, volevo fare uno step in avanti. Guidare la Moto2 a 15 anni, cosa che in Italia è vietata, mi dà più tempo per imparare. Poi in Italia il meccanismo è molto più rigido nel rapporto budget-opportunità. Da cosa nasce cosa, ci hanno presentato un manager spagnolo. Ci abbiamo provato. Sono contento. Ora devo essere più aggressivo in partenza e nei primi giri, ma sto imparando a gestire le gomme soprattutto quando sono usate. Mi piacerebbe entro fine anno agganciarmi al treno dei sette-otto davanti. Certo non conosco le piste, ma qui ci sono più turni di prove e la cosa mi aiuta. Anche se piste come Portimao non le impari in 5 minuti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA