“La Radura” e la piazza spoglia
«Cantù vuole un’installazione fissa»

L’opera di Boeri per il Festival del legno piace e c’è chi la considera già un simbolo della città. «Rende bene come espressione del design e dell’artigianato locale, teniamocela stretta»

Chi si scatta un selfie, chi si mette in posa, chi la immortala. Bella da vedere, l’installazione che già è lì, piace, ed è pure griffata. La Radura dello studio Stefano Boeri Architetti, lo stesso che a Milano ha realizzato le pluripremiate torri del Bosco Verticale, convince.

Per alcuni, è già un simbolo della Città del Mobile. E, in una piazza Garibaldi che, di solito, appare come grigia, fredda, spoglia e disadorna, la Radura porterebbe una presenza più che apprezzabile in termini di paesaggio urbano. È quindi, quasi naturale, quel che si chiedono i passanti in centro: la piazza come sede fissa di un’installazione. Se possibile, per il maggior tempo possibile, proprio la Radura stessa.

Queste le considerazioni di chi in piazza se ne sta a guardare i pali che svettano verso il cielo. La Radura, voluta dal Comune, in particolare dall’assessore alla Cultura e alle attività economiche Matteo Ferrari, è stata realizzata grazie al lavoro di Tabu, Emmemobili, Fratelli Cappelletti, Arsagome e Demoenergia, i cinque sponsor dell’installazione stessa.

«È bella, mi piace - dice Eugenio Lo Pinto - Sarebbe bello avere sempre qualcosa, qui, in piazza Garibaldi». «Se la tenessero qui anche per un anno, personalmente, io sarei contento», l’eco dell’amico Francesco Morello. «È molto bella - il giudizio di Vincenzo Congiusti - Mi piacciono anche i suoni diffusi all’interno. Piuttosto che una piazza vuota, per il futuro, meglio metterci qualcosa. La Radura dà il senso dell’arte della zona di Cantù. Mi auguro che rimanga fissa almeno per un certo tempo».

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