Beffa benzina, le compagnie si difendono
«Prezzi alti? La carta sconto non c’entra»

Marina Barbanti, direttore dell’Unione energie, sui costi record per il pieno a Como - Ma il docente dell’Insubria: «L’introduzione di un sussidio influisce sempre sul mercato»

Como

La benzina in città è più cara rispetto al resto della provincia e della Regione. In media, 5 euro in più per ogni pieno. Così il beneficio della carta sconto ricade quasi solo sulle compagnie petrolifere.

«Non penso che la carta sconto possa spiegare il caro benzina a Como», afferma Marina Barbanti, direttore dell’Unione energie per la mobilità, già unione petrolifera. E spiega che il prezzo al litro viene scelto, in parte, dal singolo gestore, «mentre il prezzo consigliato dalle aziende tiene conto per esempio della tipologia dell’impianto, se si tratta di pompe di piccole dimensioni, servite o a self service, oppure se sono grossi distributori lungo strade ad alta percorrenza».

Il tema dei prezzi alti a ridosso della frontiera è stato «più volte discusso, mi sento però di escludere come fattore scatenante la carta sconto». Secondo Barbanti comunque tenere alti i prezzi è una strategia miope, specialmente questo autunno, in previsione degli aumenti dei costi del carburante legati alle quotazioni internazionali.

Eppure è quello che succede a Como, lo certificano i dati dell’Osservatorio prezzi carburante aggiornati dal ministero dello Sviluppo economico. Tutto ciò alla vigilia della riattivazione (a breve) della carta sconto benzina, una misura annunciata più volte dalla Regione che era stata congelata a inizio anno per la scarsa differenza di prezzo con le pompe ticinesi. Adesso la disparità giustifica la reintroduzione della carta sconto, ma la Regione intende attivare il bonus solo per due centesimi, nella sola fascia entro i 10 chilometri dal confine e solo per la benzina.

«L’introduzione di un sussidio influisce sul mercato – spiega Umberto Galmarini, docente di Scienza delle finanze dell’università dell’Insubria, che si è occupato dei rapporti con la vicina Svizzera – non è disonestà, i meccanismi di vendita tentano di incamerare i benefici pubblici che dunque non è detto ricadano interamente sul consumatore. C’è insomma una convenienza a tenere alti i prezzi. Poi è vero che possono esserci delle diversità strutturali, per esempio la presenza di pochi distributori di piccole dimensioni che possano incidere con più forza sulla concorrenza».

I singoli piccoli gestori di Como, che risultano alla fine svantaggiati, spiegano di poter limare ogni mattina solo di pochi centesimi i prezzi i vendita. «Così in effetti i residenti in città sono più invogliati a fare il pieno a Chiasso, o a Cantù come a Vertemate, insomma dove la benzina costa meno – dice Mara Merlo per Federconsumatori Como – al netto della reintroduzione della carta sconto che suona ormai come una chimera». Lo sconto viene considerato irrisorio. E si è «in attesa che la Regione predisponga, da mesi, la nuova App al posto della vecchia tessera. Il bonus comunque così finisce tutto nelle tasche delle compagnie petrolifere che a ridosso del confine tengono alti i prezzi per una precisa scelta politica. È una disfunzione storica che ha ormai assunto un carattere strutturale».

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