Decreto sicurezza: a Como clandestini altri 400 stranieri

È la stima credibile dei richiedenti asilo destinati a perdere la protezione umanitaria. Con essa l’iscrizione all’anagrafe e la residenza

Quali sono gli effetti del decreto sicurezza sul territorio? Si tratta di stime, ma nel medio periodo in città potrebbero esserci circa 250 persone in più senza dimora, quattrocento se si considera tutta la provincia.

Dal 2014 al 2017, secondo gli ultimi dati elaborati dall’Ispi, a livello nazionale, ma il dato delle commissioni di Milano e Monza Brianza sono simili, sulle domande di protezione internazionale presentate, nel 25 per cento dei casi è stata concessa la cosiddetta protezione umanitaria: la decisione d’abolirla, contenuta nel “decreto Salvini”, incrementerà il numero di possibili irregolari. In provincia, sono meno di 1700 i richiedenti asilo: fare una stima precisa è difficile poiché bisognerebbe conoscere l’iter della domanda di ognuno. Però, per avere un’idea, è credibile una stima di 250 persone in più senza protezione e, quindi, verosimilmente in strada. La cifra è al ribasso, perché nel computo potrebbe finire anche chi oggi, in prima battuta, si è visto respingere la richiesta e ha ottenuto l’umanitaria dopo il ricorso. Il numero va ad aggiungersi ai circa duecento già oggi senza un tetto sopra la propria testa. Inoltre, come raccontano questi ultimi anni, Como e la sua vicinanza alla frontiera restano un polo attrattivo per chi è in uscita dal circuito dell’accoglienza.

«I numeri sono verosimili – spiega il direttore della Caritas Roberto Bernasconi – nel giro di un anno, se va avanti così, si dimezzerà la popolazione dei Cas (centri di accoglienza straordinaria) e la maggior parte finirà in strada. Abbiamo fatto un passo indietro nel cercare di migliorare la vita alle persone qui presenti. Diventa sempre più faticoso pensare a un cammino positivo di fronte a certe scelte di chi, in teoria, dovrebbe lavorare per migliorare la situazione. Oltre alla soppressione dell’”umanitaria”, un altro punto controverso riguarda l’esclusione dei richiedenti asilo dall’iscrizione anagrafica, necessaria per il rilascio del certificato di residenza e della carta d’identità. Questi due documenti sono necessari per l’iscrizione al servizio sanitario nazionale (per esempio, per il medico di base, non per l’assistenza d’urgenza, garantita a tutti), al centro per l’impiego, per l’accesso all’edilizia pubblica, per la concessione di eventuali sussidi e per la presa in carico da parte degli assistenti sociali. Un documento d’identità valido serve per firmare un contratto di lavoro, prendere in affitto una casa, aprire un conto corrente bancario.

Sull’interpretazione della norma, il dibattito è ancora in corso e non si esaurirà con buona probabilità a breve, con i sostenitori da una parte e alcuni sindaci e governatori di Regione dall’altra parte della barricata a chiedere l’incostituzionalità.

Alessandra Locatelli, deputata leghista e vicesindaco di Como, sottolinea come il decreto sia a tutela delle amministrazioni: «Oggi parteciperò al direttivo dell’Anci aperto ai capoluoghi di provincia – spiega –, la diminuzione degli sbarchi, l’incremento e lo stanziamento delle risorse per le espulsioni e i rimpatri assistiti e i nuovi strumenti nelle mani delle istituzioni sono una svolta vera. Quando sono stata eletta, per colpa anche delle politiche adottate dalla precedente giunta, Como era invasa. Oggi, invece, è stata alleggerita, soprattutto nell’ultimo periodo e non solo grazie alla chiusura del centro di via Regina».

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