Nella mensa delle Vincenziane
Un piatto caldo per tutti
per sconfiggere la povertà

Sono sempre di più le persone ai margini in città - Il reportage di Diogene

Chi varca la soglia della Casa Vincenziana, in via Primo Tatti 7, per la prima volta non può che cogliere, fin dai primi istanti, lo spirito di servizio, la generosità e la discrezione che aleggiano in tutti i locali, dalla portineria alla cucina, passando per le sale interne. Suor Graziella, la madre superiora, ha lo sguardo acuto e all’apparenza severo di chi ne ha viste tante in vita sua e continua a dedicarsi anima e corpo per aiutare quotidianamente le persone fragili. Piemontese di nascita, ha prestato per molti anni servizio a Torino prima di giungere a Como.

«Sono a Como ormai da dodici anni, ma ricordo come se fosse ieri l’esperienza a Torino: prima alla mensa dei poveri e successivamente nel carcere “Le Vallette”, dove prestavo servizio accanto alle giovani donne - afferma suor Graziella - Devo ammettere che l’ultimo anno segnato alla pandemia ci ha letteralmente spaesati. La mensa è riuscita a riprendere in presenza dallo scorso luglio e ora riusciamo ad ospitare venti ospiti alla volta - tre ospiti per tavolo secondo le norme di distanziamento sociale - su due turni a pranzo».

Sei giorni su sette

La mensa nella Casa Vincenziana accoglie sei giorni su sette (dal lunedì al sabato) persone senza fissa dimora e in momentaneo stato di indigenza che possono trovare un ottimo pasto caldo quotidianamente a partire dalle 11.30.

Un servizio che sopravvive grazie alle donazioni di generi alimentari da parte dei privati, associazioni del territori come Siticibo - l’hub comasco del Banco Alimentare - e alcuni enti del territorio. «Un tempo la mensa Vincenziana distribuiva circa 100 pasti giornalieri per 280 giorni all’anno raggiungendo i 20mila pasti complessivi - spiegano nelle struttura - Ora non è possibile perché dobbiamo rispettare il distanziamento sociale tra i nostri ospiti. Cerchiamo ugualmente di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità. Viviamo secondo lo stile ispirato a San Vincenzo de Paoli indirizzato all’amore e al servizio delle persone».

Basta addentrarsi per qualche ora tra gli spazi della Casa Vincenziana per percepire che il fiore all’occhiello della struttura sono i volontari, che mettono a disposizione qualche ora a settimana del proprio tempo libero per aiutare il prossimo, e le due inossidabili cuoche, Alessandra Magnifico e Monica Agosto, che da diversi anni preparano ottime pietanze con quello che trovano a disposizione.

«Sono due donne meravigliose proprie perché ogni giorno riescono a inventarsi ottimi piatti con quello che ci viene donato - afferma Adelchi Mulotto, volontario alla mensa - Riusciamo ad accogliere ogni giorno dalle 20 alle 30 persone. Per gli ospiti, un 50% straniero e il restante italiano, non manca mai un primo piatto caldo seguito da secondo, dolce e frutta. L’abilità delle nostre cuoche è proprio quella di gestire in pochissimo tempo tutto quello che viene donato alla struttura, spesso in scadenza ma ancora in buonissimo stato». Tra i volontari, una ventina in totale, spiccano i pensionati, uomini e donne, che si dividono tra i nipoti, i corsi presso l’Università Popolare e le attività di volontariato.

«Abbiamo la fortuna di poter contare anche sulla vitalità di qualche giovane che riesce a ritagliarsi del tempo per servire in mensa - racconta Mulotto - Non scorderò mai un giovane cuoco che ha trascorso con noi un’intera estate».

Anche una comunità per minori

C’è poi chi è alla sua prima esperienza in mensa, ma sembra essere perfettamente a suo agio. «Sono emozionata perché oggi è la mia prima giornata di servizio - dice Anna Spampinato - Da quando non lavoro più ho deciso di offrire un giorno alla settimana del mio tempo. Non nego che faccia un certo effetto vedere tutte queste persone fragili quando là fuori c’è chi ha troppo e non si accontenta nemmeno di quello».Molta riservatezza e discrezione verso gli ospiti della struttura, in maggioranza stranieri, molti senza fissa dimora, ma anche un aumento di italiani che hanno perso il lavoro a causa della pandemia e che ora si trovano in una situazione di precarietà esistenziale.

«Abbiamo conosciuto persone di una gentilezza e di un’umanità rara - dice Mulotto - Se c’è una cosa che ci gratifica è venire a conoscenza che alcuni di loro hanno trovato un lavoro e che ora non hanno più bisogno di noi». L’Associazione Casa Vincenziana Onlus nasce nel 2001, per volontà dei Gruppi di Volontariato Vincenziano, diventando da subito un punto di accoglienza in città per le persone bisognose che necessitano di sostentamento. La Casa Vincenziana oltre alla mensa gratuita diurna ospita una comunità residenziale educativa per minori e per donne fragili.

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